Krowos – Verbum Luciferi

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A dispetto di un diffuso quanto infondato preconcetto che lo vuole impermeabile e chiuso in sé stesso e nelle sue regole rigidamente codificate, il black metal è il genere che in assoluto si è più unito ad altri (dal progressive al folk, dall’epic al thrash e chi più ne ha più ne metta) in connubi di varia natura ed ha percorso un sentiero evolutivo (chiamiamolo pure così per convenzione) che in alcuni casi lo ha portato ad allontanarsi moltissimo da quella che era la sua intima essenza ed a restituirci un messaggio musicale e concettuale decisamente lontano da quello degli esordi. A ricordare a tutti da dove eravamo partiti ci pensano i Krowos, band catanese che vede tra le sue fila la partecipazione di Frozen, già membro di Buxen, Arcanum Inferi e Lilyum, tra gli altri, e che giunge con questo “Verbum Luciferi” alla seconda prova sulla lunga distanza dopo l’esordio “Enthroning Our End” pubblicato nel 2013, un demo ed una serie di split, tutti all’insegna dell’ortodossia, della più fiera attitudine underground e di quell’immaginario estetico-sonoro fatto di ritualismo occulto, face painting e foto in bianco e nero che fece la fortuna del genere nella tanto osannata e da molti rimpianta prima metà degli anni novanta. E black metal puro e semplice, nella sua forma più incontaminata e devota ai dettami della tradizione è quello che ci propongono i nostri, nel solco di un approccio che in terra di Sicilia ha trovato e continua a trovare validi esponenti, come Grim Monolith e Mourning Soul. “Verbum Luciferi” ci riporta dunque a quel sound di marca tipicamente darkthroniana costruito su linee di chitarra essenziali ed ossessive, colate di blast beats e screaming demoniaco: elementi consueti e ben noti a quanti hanno seguito il genere nel corso degli anni, che i Krowos riescono tuttavia a rielaborare con grande abilità, esaltando un piglio melodico che pare connaturato alla loro musica e che li avvicina prepotentemente in alcuni momenti a realtà finlandesi come Satanic Warmaster, Sargeist e Behexen. A questi ultimi la band siciliana è accostabile anche per l’atmosfera oscura da messa nera che sprigiona letteralmente da ogni singola nota, grazie anche e soprattutto a sulfurei passaggi cadenzati, a sprazzi acustici carichi di sinistra drammaticità, ad un cantato che non rifugge soluzioni in clean vocals cantilenanti e ieratiche ed a liriche scritte e declamate interamente in latino, che altro non sono se non fosche preghiere ed evocazioni di maligne entità, in un sacrilego e blasfemo capovolgimento dei rituali cattolici. Del resto il black metal nasce come musica satanica (perdonate la forse eccesiva semplificazione) e Krowos è l’antica parola irlandese per “corvo”, animale che per il suo colore e i suoi versi sgraziati in molte culture, anche distanti tra loro, è stato associato alle tenebre e considerato messaggero e tramite tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Con pochi e semplici ingredienti, ottimamente dosati e mescolati tra loro ed evidenziati da una produzione perfettamente in linea con la musica proposta, abbastanza ruvida ma non tanto da non consentire di distinguere bene i vari strumenti, i Krowos riescono a rapire l’anima dell’ascoltatore, trascinandolo in una macabra liturgia intrisa di nero misticismo, così lugubre e malevola come non mi capitava di sentire dai tempi di “Rituale Satanuum” dei già citati Behexen. Ottimo lavoro, che ci riconduce alle radici e al nucleo fondante di un genere che, pur nelle sue infinite ramificazioni, non sembra ancora aver smarrito la propria realtà sostanziale, musicale e concettuale. A voi, la parola di Lucifero!