Full length d’esordio per questo trio proveniente dall’Ungheria, il cui immaginario visivo e musicale ruota in modo quasi ossessivo attorno al concetto di inverno (non per nulla la parola “winter” compare nei titoli dei primi tre demo di questa band e nel titolo di questo album, oltre ad essere lo pseudonimo del leader del gruppo). I nostri propongono un black metal lento e cadenzato, dall’afflato epico e dal sapore vagamente paganeggiante, sulla scia dei conterranei Sear Bliss (di cui lo stesso Winter è ex membro), costruendo pezzi assai lunghi ma semplici e lineari, tutti giocati su un’atmosfera gelida e oscura, profondamente ed inevitabilmente invernale. I riff sono molto tradizionali e non sempre ispirati (salvo che nell’opener “Bringer Of Storm”, a mio avviso il brano migliore del lotto, evocativo e tragico) ed anche gli inserti di tastiera, decisamente elementari, risultano a tratti poco efficaci. “Philosophy Of Winter” è il classico album senza infamia e senza lode, che offre qualche spunto d’interesse e riesce a raggiungere un livello più che sufficiente senza tuttavia entusiasmare gli ascoltatori più critici. Black metal sincero e devoto alla tradizione ma davvero troppo scolastico e prevedibile.
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