Esce in edizione limitata a cinquecento copie per la connazionale Vacula Productions questo “Ice Kingdom”, terza fatica sulla lunga distanza degli ucraini Molphar, band attiva dal lontano 1996, che si era sciolta nel 2000, subito dopo la pubblicazione del debutto “Karpathia”, per poi riformarsi nel 2004. I nostri, attualmente un quintetto, sono dediti a un death/black metal dall’andamento epico e dal concept ispirato a tematiche di matrice pagana. Il loro piglio maestoso e tragico si traduce in un riffing che abbraccia spesso e volentieri soluzioni melodiche, a tratti dal sapore quasi heavy, sempre supportate da una sezione ritmica precisa e devastante, ulteriormente esaltata da una produzione potente e decisamente al passo con i tempi. Un quadro tutto sommato accattivante, completato da un cantato che alterna sistematicamente la brutalità del death alle urla di dolore tipiche del black. Siamo di fronte a un disco che dimostra di avere radici ben salde nella tradizione ma che si rivela essere anche moderno, soprattutto dal punto di vista della resa sonora, nitida e distruttiva, che permette all’ascoltatore di apprezzare appieno i molti cambi di tempo ed atmosfera presenti nei vari pezzi, tutti di lunga durata (molti oltre i sette o i nove minuti) e caratterizzati da variazioni violente e passaggi più cadenzati, costantemente sostenuti da un flavour gradioso e magniloquente, che rappresenta la cifra essenziale dell’intero album. E proprio questo aspetto, particolarmente in primo piano nei brani migliori del lotto, che rispondono al nome di “Way To Valhalla” e “Rise Of The Blade”, mi ha fatto accostare la musica dei Molphar in diversi frangenti a quella di gruppi come Destroyer666, Absu, ultimi Immortal o anche all’omonimo lavoro solista di Abbath. Senza far gridare al miracolo ed anzi mettendo in mostra a più riprese il proprio evidente debito nei confronti dei loro modelli di riferimento, i Molphar confezionano un’opera solida e granitica ma variegata quanto basta, che potrà piacere ai cultori delle sonorità metal più estreme a trecentosessanta gradi. Benvenuti nel regno del ghiaccio.
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