Direttamente dalla magica Budapest gli Ygfan debuttano con “Köd”, ep che lascia intravedere ottime potenzialità artistiche, grazie a un impasto sonoro assai denso e coeso, gravitante attorno a un’idea di post-black vicina, per certi versi, a gente come Epistasis e Snakefeast. Le chitarre grezze di Szabó Áron e Bálint Zsolt (anche al microfono) stendono un intrico di filo spinato su territori paludosi, dove sanguinare o soffocare sono le uniche alternative possibili. Ipoteticamente le cesure dei brani sono mere pause convenzionali, in quanto l’incedere degli Ygfan è decisamente più vicino a un’oscura jam session di strutture piene e vuote, ritmi distorti ed echi acustici. Pur nella sua durata relativamente ridotta “Köd” riesce a mostrare diverse sfaccettature e atmosfere, dipanandosi agilmente fra cascami sludge e ortodossia black, scegliendo una via mediana funzionale al risultato, e sopratutto scevra da pesanti lungaggini. Non stupisce quindi il rapido interessamento della nostrana A Sad Sadness Song (sub-label di quella ATMF che non ha certo bisogno di presentazioni, in campo estremo) per una pubblicazione e promozione della band anche al di fuori del circuito indie e DIY in cui ha finora operato.
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