Salve ragazzi e grazie per la disponibilità. La vostra ultima fatica “Conquering Purity” è ormai sul mercato da qualche tempo. Quali sono state le reazioni di critica e fans?
Le reazioni sono state pressoché ottime e possiamo ritenerci molto soddisfatti dei contatti ricevuti in merito al nostro ultimo lavoro. Abbiamo in mano qualche nuova proposta discografica, ma non è ancora giunto il momento per decidere il da farsi.
Il vostro ultimo disco ha un feeling roccioso ed è caratterizzato da sonorità potenti e quadrate. Il vostro intento era quello di realizzare un album che suonasse “massiccio” e monolitico? Che ruolo ha giocato in tutto ciò la registrazione, effettuata presso gli One Voice Studios di Torino, così precisa e dinamica come mai prima d’ora?
La nostra produzione è un giusto mix tra la qualità che si può ottenere al giorno d’oggi in un moderno studio e il feeling “live” e distruttivo che ha sempre caratterizzato le nostre uscite. Il nostro intento era quello di realizzare un album che fosse evocativo ed emozionale, ma che allo stesso tempo riflettesse la barbara forza distruttiva dei brani. Non c’è nessun trucchetto “digitale” o nessun componente artefatto. Voce, chitarra, basso e batteria: questi sono gli strumenti necessari e sufficienti per portare il chaos e la distruzione in musica.
Le influenze death (Morbid Angel su tutti) sono particolarmente evidenti nel guitar work del vostro ultimo lavoro. Per quale motivo? Musicalmente vi sentite influenzati da altri generi estremi oltre al black metal?
Le influenze non sono “motivi” ma semplici dati di fatto. Fin dall’uscita del nostro primo demo abbiamo sempre dato spazio a tutte le nostre influenze, ma ciò che è più importante è che nel corso degli anni abbiamo saputo inglobarle in quello che è un suono personale e riconoscibilissimo. Ritornando al primo demo, in soli 12 minuti condensava gelide chitarre acustiche e stacchi in pieno stile thrash europeo. Il Black Metal non è per noi un punto di arrivo o un limite: è il canale lirico e concettuale attraverso il quale ci esprimiamo… ma la nostra musica deve essere nostra e soprattutto fuori da ogni schema.
In sede di recensione ho sottolineato una mia impressione negativa sull’album con riferimento al fatto che, a mio avviso, il mood oscuro e malsano delle vostre precedenti releases abbia lasciato il posto a composizioni sicuramente potenti e furiose ma forse prive di quell’indefinibile fascino arcano che contraddistingueva le vostre prime uscite, finendo per risultare un po’ freddine. Immagino che non siate affatto d’accordo con me sul punto…
Sei stato l’unico a vedere quello che dici come una cosa negativa. Oltretutto mi permetto di contraddirti per quanto riguarda il mood oscuro e malsano: è innegabile che “Torment & Glory” fosse un disco granitico, ma se gli poniamo affianco la nuova release non si può non notare la maggiore profondità ed emotività dei suoni del nuovo lavoro. Così come fu su “The Third Revelation” del 2003, le chitarre, la batteria e la voce hanno molto più riverbero e le parti lente che intervallano le varie sfuriate suonano come delle vere e proprie “aperture”. Probabilmente per una questione di tuoi gusti preferivi le prime uscite, ma il divario tecnico e produttivo è enorme ed innegabile.
Come si è conservato l’elemento occulto in questa vostra ultima release?
In tutto. Musica e soprattutto testi / tematiche.
Com’è nata la collaborazione con Peter Kubik degli Abigor e com’è stato scritto il pezzo “Totalitarian Satanic Monolith”?
Peter è un grande estimatore dei Black Flame e questo per noi è un motivo particolare di orgoglio, in quanto siamo tutti e tre degli ammiratori di quando lui fece in passato con gli Abigor. Dopo l’uscita di “Torment & Glory” entrammo in contatto con Peter che si rese subito disponibile a una collaborazione. Il lavoro che ha svolto è più che egregio, ha adattato il suo stile a quello che è il nostro suono… e il risultato è l’esplosiva “Totalitarian Satanic Monolith”, il pezzo più feroce della nostra intera discografia.
Il sottotitolo di “Conquering Purity” è “Litaniae Ex Damnatorum Regno”. Si tratta di un concept? Di cosa trattano le liriche? Ritenete i testi un elemento importante della vostra proposta?
Ovviamente, i testi sono basilari e completano ciò che è l’opera musicale. Ritengo sia inutile comporre ottima musica e poi farcirla di totali cazzate. Abbiamo manifestato, attraverso i testi, la nostra volontà ed il nostro pensiero di vedere la Morte come NON soltanto un “trapasso” fisico. Ma SOPRATTUTTO un trapasso da uno stadio cosmico ad uno stadio Chaotico. E’ vista come il crollo di tutte le certezze cosmiche attraverso il decadimento fisico. Se ci pensi, è l’ordine Cosmico che ha creato una visione della morte. O si va in paradiso o si va all’inferno o non si va da nessuna parte. Come se per forza dovesse esserci una risposta “materiale”. Una risposta invece potrebbe essere il Chaos, potrebbe essere il finale ritorno alla condizione originale. Perché non considerare anche questo? Noi ci abbiamo provato. Fra l’altro abbiamo utilizzato un linguaggio e ci siamo agganciati a degli argomenti che mantengono un flavour tipicamente “italiano”. Si parla di cimiteri, morte e decomposizione. Inoltre si parla di rituali risalenti all’epoca Romana, come il Mundus Patet. Il Mundus Patet rappresenta un fantastico anello di congiunzione tra cultura Romana (che è nel dna di noi italiani) e mondo occulto. Perché? Perché per ben tre volte all’anno i Romani si fermavano, bloccavano ogni tipo di attività e si concentravano su questo rito, che permetteva loro di mettersi in “contatto” col mondo dei morti. Si mettevano in contatto con ciò che possiamo definire “aldilà” tramite dei portali aperti in onore di divinità infernali. Quasi come se attribuissero un significato Chaotico alla morte. Di questo non abbiamo risposta, ma trovo che il bello sia proprio questo. Il nostro è un concept album che permette all’ascoltatore di creare nella propria mente una sorta di “visione” dell’album. Ci sono dei forti segnali su quale è il nostro pensiero, ma non ci sono forzature e imposizioni. Il prossimo album seguirà questa scia … ma sarà incentrato sugli aspetti relativi alla Morte nella Cultura Romana…
Anche voi come diverse altre valide bands del panorama nazionale (Forgotten Tomb, Hiems, Spite Extreme Wing etc…) fate parte della Black Metal Invitta Armata. Com’è nata questa sorta di circolo? Quali finalità si propone? Si tratta di un vero sodalizio tra gruppi con comunità di vedute e d’intenti? Qual è il significato del vostro simbolo (il serpente che si morde la coda)?
L’Ouroboros rappresenta ciò che fu in passato il simbolo della Reggenza del Carnaro, che credo si spieghi da solo. Quello che posso dire riguardo a BMIA / Signum Martis è che sul sito http://www.signum-martis.org a breve uscirà un vero e proprio Manifesto, che esaudirà tutta la curiosità che sta nascendo nell’ambiente. Quello che voglio dire è che ci sono dei propositi artistici concreti e ben definiti, non siamo qui per le chiacchiere.
Siete in giro da ormai diversi anni. Che opinione vi siete fatti della scena nostrana, anche rispetto a quelle straniere?
Basilarmente non me ne frega niente, né dell’una e nè dell’altra. Quello che posso dire è che la Scena (o pseudo tale) nostrana è cresciuta molto negli ultimi anni, portando alla luce dei gruppi all’altezza di ogni situazione … basta pensare ai gruppi della BMIA, o a gente come Aborym, Hate Profile, Handful of Hate e Adversam … gente che crede in ciò che fa e lo fa seriamente. All’estero ci sono gruppi immensi, ma anche tanti ciarlatani incapaci di tenere uno strumento in mano. Come ho già ripetuto in più interviste: mi piacerebbe che i ragazzi italiani lasciassero da parte i luoghi comuni ed iniziassero a rendersi conto di quanti gruppi eccellenti il nostro paese sta sfornando. Qualcuno obbietterà che è pieno di cretini: lasciateli perdere, quelli muoiono da soli.
Mi ricollego alle due domande precedenti per chiedervi: cosa rappresenta per voi il black metal e come lo vivete?
Black Metal è: CONVINZIONE, PREPARAZIONE e DEDIZIONE. Il Black Metal non è borchie a tutto spiano, neve, boschi e praterie del cazzo. Il Black Metal è saper mettere in musica le proprie convinzioni personali, è sapere di avere in mano una chiave lirica e musicale potente e distruttiva, che arriva all’ascoltatore per mezzo di suoni estremi e di difficile assimilazione. Il Black Metal è saper vivere ideali estremi e fuori dal comune, con forza e preparazione, sapendoli mettere in musica e mantenendo una coerenza impermeabile. E’ per questo che non ci siamo mai adagiati su quanto fatto in passato e mai lo faremo: chi ci segue DEVE sapere che noi mettiamo completamente noi stessi in musica, e quindi la nostra musica cresce con noi. La stagnazione artistica o il clonare qualcosa già ripetuto dal altri sarebbero per noi sinonimo di Fine Completa.
Volgendo lo sguardo al passato c’è qualcosa che rimpiangete o qualcosa che avreste voluto fare in modo diverso?
Ah guarda, ad oggi vorrei eliminare dal mio giro di conoscenze diverse persone ma se devo essere sincero non ho nessun rimpianto. Tutte le scelte fatte sono state ciò che all’epoca era il meglio per la Band e possiamo dire di poter camminare a testa alta.
Provate a descrivermi tutti i vostri lavori e a dirmi cosa dobbiamo aspettarci dai Black Flame per l’immediato futuro…
Siamo già impegnati nella stesura dei nuovi brani, nel futuro più prossimo ci saranno delle nuove uscite… ma per ora non posso anticipare nulla. Chi ci segue ed è interessato è invitato a cercare nuove informazioni di tanto in tanto sul nostro sito http://www.black-flame.net
A voi la possibilità, come di consueto, di chiudere l’intervista come meglio credete…
Un saluto a te e a tutti i lettori di Black Metal Ist Krieg.