Triumphus Mortis è, a parere del sottoscritto, uno dei più validi e sinceri acts black metal attualmente in circolazione sulla scena nostrana e, nell’arco di due soli demo pubblicati nel breve volgere di qualche mese, il mastermind del progetto, Moloch, ha dato prova di grande maturità compositiva e di una buona dose di ispirazione. A lui quindi la parola senza ulteriori indugi…
Ave Moloch, come stai? È un piacere per me intervistarti sulle pagine virtuali di Blackmetalistkrieg. Vuoi introdurci nel mondo oscuro e malato di Triumphus Mortis? Com’è nato il progetto e come si è evoluta la line up?
Ave, il piacere è mio! Triumphus Mortis è un progetto relativamente giovane: se non sbaglio vi pensai già nel 2004: ero alla ricerca di una via espressiva alternativa al mio gruppo black metal principale, i Nattemork, con l’intento poco deciso di creare una one man band di ambient di stampo “Burzumiano” (il nome originale di questo progetto era Grav). Con lo scioglimento della mia vecchia band, il progetto prese una forma più definita e gli diedi materialmente vita nella primavera del 2005. Seguì il primo demo “Il risveglio dell’odio”, registrato nell’estate dello stesso anno. Alle registrazioni di questa prima tape partecipò anche Asdratan, con cui ho condiviso interamente il mio percorso di sviluppo musicale e spirituale e con cui ho creato un solido legame nel corso di questi anni: a causa di problemi personali però, Asdratan non poté sfortunatamente prendere parte al progetto come membro fisso: eccomi dunque qua. Nel corso di quest’anno ho composto il materiale che è andato a costruire “Innominata Visione”, uscito recentemente. La line up, ad eccezione della partecipazione di Asdratan, non ha subito particolari sviluppi: Triumphus Mortis è e resterà una one man band.
Qual è il significato del monicker Triumphus Mortis?
Triumphus Mortis è un monicker ispirato al mondo letterario, in particolare all’opera “I Trionfi” del Petrarca: è in lingua latina e significa “Trionfo della Morte”. Mi sembrava un nome più che adeguato per una band black metal. Inoltre è in latino, appunto, la lingua dei miei avi, dell’antichità che oggi quest’Italia dovrebbe rappresentare… infine è un nome rappresentativo di parte della mia ideologia che viene convogliata nella musica proposta. Il Trionfo della Morte non è solo, a livello individuale, la morte senza più alcuna possibilità di resurrezione (quindi di una vita dopo la morte in senso cristiano) ma riguarda anche l’epoca in cui tutti viviamo, cioè l’età della “décadénce”, del volgo, del crollo dei valori e quindi della morte dello spirito umano.
Entrambi i tuoi demo sono stati pubblicati in formato tape. Vuoi spiegarmi le ragioni di questa scelta? Pensi che il suono sporco e gracchiante tipico del nastro sia particolarmente adatto per i tuoi intenti?
Personalmente mi sono rivolto al formato tape perché è da li che è nato tutto. Mi trasmette un fascino oscuro che mi riporta indietro nel tempo, quando il genere era veramente di nicchia sostenuto da pochi sperimentatori che crearono il sound del black metal e sinceramente trovo che il suono della tape sia molto più autentico per certi punti di vista. Privilegio enormemente questo sound gracchiante. Sì lo considero adatto ai miei intenti. Anche se non lo considero l’unico modo o meglio, formato, per diffondere la mia musica, è sicuramente una delle vie più anticonformiste per presentarla. Non sono contro chi si rivolge al supporto del cd, anzi. Io personalmente però per produrre i miei primi due lavori ho deciso di indirizzarmi verso l’utilizzo della tape. Credo che, se non per una e una sola eccezione che più avanti se ne avrò l’occasione illustrerò, continuerò a dedicarmi alla diffusione su cassetta senza cambiamenti di rotta.
Definisci la tua musica Pure Italian Misanthropic Black Metal. Perché? Quale significato attribuisci ai termini “Misanthropic” e “Italian”? Cos’è per te la misantropia? Cosa vuol dire per te essere italiano? Ti senti parte di una scena?
Si tratta effettivamente di una “etichetta” elaborata e un po’ artificiosa, ma mi è venuto spontaneo proporre questa definizione: sento il bisogno di dare un nome a qualcosa, di descriverlo, di presentarlo. Innanzitutto indicando la purezza e la lealtà del mio intento, senza compromessi con nessuno: quello che avviene nei Triumphus Mortis, avviene perché è stato ponderato e deciso senza la costrizione di nessun elemento esterno a esso. “Misanthropic”, associato a Black metal, indica a grandi linee le emozioni che intendo trasmettere. Naturalmente sono in una società e ci vivo; ma questo non mi impedisce di isolarmi da essa in particolari momenti: non per debolezza, bensì con l’intento di mantenere intatta la mia personalità e il mio spirito che, altrimenti, rimarrebbero risucchiati in questo abisso disgustoso di moda, televisione, falsi ideali e valori, religione malsana e ignoranza. Per preservare me stesso, per non esserne in parte intaccato, per disprezzo di qualcosa insito nella stessa “malata” società. Ma anche per un proposito introspettivo e di riflessione, che può essere attuato solamente nella solitudine e nel silenzio. Quindi io non vedo la misantropia solo come una manifestazione “pratica”, cioè come un effettivo distacco dalla società, ma anche in senso spirituale, personale e interiore… “Italian” indica ovviamente la provenienza del prodotto, ma non solo. Non ci sono momenti in cui io non sia orgoglioso di essere italiano. Siamo la culla dell’Europa, possediamo un patrimonio culturale incredibile, tra i più belli al mondo e abbiamo una terra magnifica… ma c’è un cancro che sta divorando tutto questo. Credo che la decadenza non stia investendo solo l’Italia, ma anche l’Europa in generale. In parte attribuisco al cristianesimo la colpa di questo degrado; in parte all’uomo stesso che è responsabile di un inaudito suicidio culturale e spirituale. È terribile osservare questa massa di volti vuoti nell’immensità della decadenza moderna. Ma è ancora più terribile sapere che loro controllano ogni cosa, loro guidano il nostro paese, loro infestano le nostre strade. E questo male è l’uomo moderno. Non mi sento parte di una scena: nonostante in questo periodo io stia notando un vero e proprio fermento nell’underground nostrano(ci sono band validissime!), non credo di fare parte di una scena, anche perché attualmente ritengo che non esista a livello prettamente underground una “scena” che sia degna di questo titolo… c’è troppa “moda” e la cosa che più mi disgusta è che si sta incanalando anche nel black metal, compromettendone la purezza e l’autenticità.
Mi ricollego alla domanda precedente per chiederti più in generale quali emozioni e sentimenti intendi esprimere attraverso la tua musica…
La mia musica esprime me stesso e il mondo che mi circonda e che è condizionato da molteplici stimoli: il disprezzo appunto, verso questa “malattia comune”, odio, disperazione, amore per la Natura, per la sua bellezza incontrastata e che spero l’uomo non riesca mai a sopraffare totalmente, per le caduche foglie multicolori dell’autunno e per il freddo desolante dell’inverno. Sono molto influenzato anche dalla letteratura e dalla filosofia che studio e che mi dona molti impulsi. Molti autori della letteratura europea (Baudelaire, Foscolo o Leopardi, Novalis – citandone solo alcuni) trattano tematiche che possono essere espresse attraverso il black metal. Sto lavorando ad esempio ad una interpretazione in chiave musicale del sonetto “Alla Sera” di Foscolo; o anche a “L’ultimo canto di Saffo” del Leopardi. Entrambi questi due elaborati andranno a formare un progetto a cui sono molto affezionato e a cui sto pensando da diverso tempo. Non voglio comunque anticipare nulla. In ogni caso le emozioni che esprimo sono pure, non contaminate dalla modernità o dall’ipocrisia ma provenienti esclusivamente dalla mia interiorità senza alcun filtro che ne riduca la sincerità e l’intimità. I miei testi sono spesso poesie che scrivo continuamente ispirato dalla natura e dalle visioni che essa mi suscita: i miei testi sono dunque pregni di significato o, almeno, lo sono per me e per le persone a me vicine: questo è l’importante.
Il tuo primo demo “Il Risveglio Dell’Odio” contiene tre tracce di classico black metal di matrice norvegese, caratterizzato da un riffing gelido e sferzante e da un drumming che si assesta quasi sempre su ritmi serrati e furiosi. Sono e saranno queste le modalità espressive di Triumphus Mortis? Da quali gruppi ti senti maggiormente influenzato a livello stilistico e concettuale?
No, attualmente le mie composizioni si stanno orientando verso orizzonti da me inesplorati o analizzati solo in parte. Lo stile de “Il risveglio dell’odio” era molto influenzato dai Darkthrone, da Burzum e Leviathan e le emozioni che volevo trasmettere le ho concretizzate in quel modo poiché quello era lo stile che l’ispirazione mi fece seguire. Ma l’ispirazione appunto non è né costante, né tanto meno segue una strada unica. Le emozioni che provo condizionano profondamente la musica che compongo: il sound e lo stile sono influenzati da esse e quindi tutto si rincorre in un circolo virtuoso. Le mia nuova musica, alla quale sto cominciando a lavorare con calma e costanza, sarà diversa da quelle del primo demo, sicuramente. Sto percorrendo sentieri che portano a musiche e testi sempre più orientati verso visioni malinconiche e dolorose, ossessive, sofferte… la musica rispecchierà di sicuro questa virata concettuale.
Il tuo secondo lavoro “Innominata Visione” (che personalmente ho molto apprezzato) è caratterizzato invece da un songwriting decisamente oscuro e depressivo, figlio di Burzum e Nargaroth. Da dove è nata l’ispirazione per comporre pezzi di questo tipo? Pensi che in futuro tali influenze troveranno ancora spazio nelle tue composizioni?
Sicuramente, come ho già accennato in risposta alla precedente domanda, mi manterrò sui canoni stilistici di “Innominata visione”, forse spingendomi oltre. L’ispirazione per questi pezzi, in particolare per “Il Gelo del Silenzio” proviene da una profonda sofferenza che mi colse in modo particolare l’anno scorso, in autunno, prolungandosi quasi fino a primavera. Potrei definirlo senza problemi un continuo stato di spleen e di melanconia, generato da esperienze personali. Questo dolore ha, fortunatamente, influito sul mio modo di avvicinarmi alla musica e alla poesia e di interpretarle, conducendomi verso una maturazione. Fu un periodo di crescita in cui molto del mio vecchio Io è cambiato, plasmandosi e nascendo nuovamente con nuovo vigore. E’ stato un periodo in cui ho scoperto molte cose nel campo artistico, delle esperienze personali e nel rapporto con le altre persone.
La registrazione di entrambi i tuoi demo, pur essendo grezza e ruvida al punto giusto, non risulta mai inascoltabile. Hai curato in prima persona la produzione? In futuro i tuoi lavori suoneranno ancora così?
Ho avuto la fortuna nel corso di questi anni di registrazioni, di poter lavorare con una persona di grande competenza e affidabilità, il cui nome preferisco non citare. Lui sa che gli devo molto e assieme ad Asdratan è una delle persone che più mi ha sostenuto nel corso di questo periodo. Il sound che proviene dai miei lavori è frutto di una mia partecipazione diretta in fase di produzione: voglio che il sound sia come desidero e mi interessa dunque indirizzare le sonorità in modo da raggiungere il risultato prefissatomi. Le mie produzioni non avranno mai un suono pulito, assolutamente. Quindi mi sento di dire che manterrò queste stesse sonorità, gelide e grezze. Del resto ritengo che sarebbe impossibile esprimermi con la medesima efficacia e con l’intento di trasmettere la stessa angoscia, sfruttando dei suoni più nitidi, artificiosi e meno personali, con meno feeling.
Cosa rappresenta per un ragazzo giovane come te, oggi, il black metal e come lo vivi?
Nonostante l’età sono sicuro che innanzitutto in un genere come il black metal valga la sincerità, la determinazione e la devozione che troppe, troppe volte è una semplice maschera per coprire un’abissale feccia ipocrita. Black metal per me non è solo musica ma anche una ideologia, un modo di pensare, un modo per vedere il mondo che mi circonda, una condizione spirituale (anche se troppe volte ormai ho sentito questa frase ripetuta all’infinito… spero che per me non perda mai significato). L’arte, parlando ora non solo del black metal in specifico, è una fondamentale parte di me che nel corso della mia crescita è entrata necessariamente a far parte del mio essere: concepire la mia vita senza arte e senza tutto ciò che ne consegue, è impossibile. Essa è il mio passato, il mio presente, il mio futuro.
Mi piacerebbe conoscere la tua opinione riguardo a quei gruppi che tentano di “rinnovare” (in alcuni casi sarebbe forse meglio dire “snaturare”) il black metal, inserendo in esso influenze e spunti provenienti da generi completamente differenti…
Beh, non sapendo con precisione a cosa ti riferisci non so se la mia risposta sarà soddisfacente e puntuale: posso dire che comunque io non ascolto solo black metal. La musica classica è un altro genere che amo e che mi trasmette molte emozioni, suscitando in me visioni e desideri. Ritengo però che il black metal sia il black metal e che una contaminazione troppo marcata o del tutto non azzeccata sia come dire… una merda! Non si può secondo me infestare, nel senso proprio del termine, il black metal, è sbagliato. Un genere deve essere ben definito, non deve subire eccessive contaminazioni: non può e non deve essere più cose assieme. Deve essere una cosa pura e non intaccata da altre cose. Riconosco però che generi come l’ambient o il black sperimentale di alcuni gruppi come Dump o BlackStream, siano molto interessanti, visionari e manipolanti.
Ritieni che Triumphus Mortis possa farsi veicolo di particolari messaggi filosofici o politici?
Così come possiedo un pensiero personale riguardo alla filosofia, ho anche una mia concezione politica che però non manifesto attraverso i Triumphus Mortis. La politica inoltre al giorno d’oggi ha perso la connotazione propria del termine. La Politica è nata in Grecia millenni fa come (pensa un po’!) arte!!! Osservandosi attorno, oggi, nel 2006, cosa si può vedere attraverso i mezzi di informazione come la televisione e i giornali? Immondizia! La politica oggi assomiglia più a un gioco che ad un’arte, per la quale pratica nell’antichità si studiavano testi e si seguiva un periodo di formazione lunghissimo. Oggi, beh… chiedere a un politico un qualsiasi argomento di cultura generale e aspettarsi una risposta corretta mi pare uno vano proposito. Cari miei, sapete forse chi era Cicerone, cosa fece per Roma? Oggi tutto è impossessato dalla corruzione e dal lucro: tante promesse, molte discussioni, pochi fatti, nessun risultato. Però del resto fu quasi sempre così da che mondo è mondo. Quindi è inutile stupirsi. Parlando invece di filosofia, nel mio pensiero sono molto influenzato dalla filosofia di Nietzsche: attraverso i suoi testi e lo studio della sua concezione filosofica ho imparato molto, così come ho imparato molto dallo studio del pensiero romantico e decadentista. Dei veri geni come raramente se ne vedono oggi! Posso essere definito nichilista, termine molto spesso usato a sproposito da ignoranti, nel senso che non considero e tanto meno rispetto i valori morali e sociali del mondo moderno. Il vero nichilista però tende al suicidio in quanto nulla rappresenta un appiglio valido per la continuazione della vita. Contrariamente a un nichilista puro io concepisco dei valori, differenti se non contrapposti a quelli moderni, ma che comunque intendo proteggere e preservare per me stesso e per quelli come me. Sarei “un nichilista attivo” alla maniera di Nietzsche, in senso dunque spirituale, non anarchico. Anche la filosofia antica mi ha dato un enorme contributo. Questo e molto altro è entrato a far parte del mio pensiero che esprimo costantemente nei miei testi. Ma non proclamo alcun tipo di messia o di ideologia dogmatica da seguire ciecamente. Mi limito a manifestare i miei ideali, tutto qui.
So che intendi mantenere il progetto Triumphus Mortis ad un livello prettamente underground e questo ti rende sicuramente onore. Personalmente ritengo che una certa visione ed un certo modo di concepire il black metal siano sopravvissuti e possano sopravvivere ormai soltanto in quella dimensione. Sei d’accordo con me?
Certamente. Ogni forma d’arte del resto quando viene a contatto con un certo tipo di ambiente comincia a degradare e a compromettersi: questo perché spesso gli intenti artistici sono deboli e poco fondati. Ad ogni modo credo che in molti casi i risultati migliori a livello musicale e concettuale nel black metal si ottengano in ambito underground, dove si respira il vero spirito creativo.
Hai mai pensato di esibirti dal vivo?
Mi piacerebbe molto. Credo che l’esibizione live possa essere vista come un completamento, un’effettiva concretizzazione della musica che si ascolta sullo stereo: ma sfortunatamente ho difficoltà sia dal punto di vista del tempo che dei componenti per una formazione live a dare vita a questo desiderio di esibirmi.
Cosa dobbiamo aspettarci da Triumphus Mortis per il prossimo futuro? Hai altri progetti in cantiere oltre a questo?
Nessun altro progetto attualmente. I miei impegni sono molteplici e mi occupano molto tempo. Una delle libertà che mi posso concedere essendo una one man band è quella di poter dedicare alla musica e alle composizioni tutto il tempo che desidero quando voglio. Per quanto riguarda i Triumphus Mortis (e qui mi ricollego alla domanda numero 3) a breve uscirà l’unico mcd che ho deciso di pubblicare. Lo considero come un punto di arrivo e di riflessione. Sin dalla prossima uscita riprenderò con formato cassetta: ho deciso di pubblicare questo minicd attraverso la Made with Hate, che ha già distribuito diversi articoli di black metal nostrano e di notevole valore quali Wedard, Cold Moon, Malefic Mist. Questa decisione è stata presa in relazione all’ottima impressione che mi ha fatto Lord Hecatior, unica mente della label in questione, che si è dimostrato una persona affidabile, seria, paziente e disponibile. Essendo poi un’etichetta underground, mi sono trovato in sintonia con gli ideali della label. In ogni caso Triumphus Mortis non è sotto contratto con nessuno, attualmente. Il mcd verrà limitato a 250 copie e conterrà il primo e il secondo demo dei Triumphus Mortis e si intitolerà “In Nomine Mortis”. Lo considero dunque un punto di riflessione su questi anni di registrazioni e di composizione, un modo per tirare le somme e aprire un nuovo capitolo del mio itinerario. Recentemente uscirà anche una compilation di puro black metal italiano in cui sarà inserito anche un brano dei Triumphus Mortis. Come produzione a lungo termine, ho in mente la realizzazione di un concept album intitolato “Idillio di Morte”, in formato tape. Spero sinceramente di riuscire a realizzare questa mia visione entro l’autunno prossimo! In ogni caso per i Triumphus Mortis l’unica cosa che ci si può aspettare è dedizione al genere, odio, sofferenza, musica e nessun compromesso!
Bene, l’intervista termina qui. Ti ringrazio molto per la disponibilità. Come di consueto a te l’opportunità di chiudere come meglio credi…
Grazie a te per il supporto e per lo spazio concessomi; spero che l’intervista sia stata gradita! Saluto tutti coloro che sostengono Triumphus Mortis, Asdratan e “l’Innominato”, nonché S.F.G.A. e tutti i gruppi con cui sono in contatto e che si sono dimostrati degni di rispetto!