Pesantissimo split a quattro, pubblicato dalla russa GS Productions in edizione limitata a duecento copie numerate a mano, questo “Of Poison And Grief-Four Litanies For The Deceased” non è sicuramente l’ascolto più consigliato se siete depressi o anche soltanto particolarmente ricettivi alle emozioni negative, perché vi seppellirà sotto una spessa e soffocante coltre di disperazione, senza alcuna via d’uscita. Aprono le (lente e funeree) danze i marchigiani In Lacrimaes Et Dolor, con un pezzo di granitico e plumbeo death/doom metal, in bilico tra gli Esoteric e i My Dying Bride di “Symphonaire Infernus Et Spera Empyreum”: “Of Poison And Deceit” è asfissiante ma anche graziata da alcuni pregevoli passaggi tastieristici, che ne aumentano l’atmosfera mesta e malinconica. I novaresi The Blessed Hellebrigade con “Maudit Et Superieur” ci regalano l’episodio più originale del lotto, non soltanto per il testo in francese, ma soprattutto per la capacità di fondere sonorità doom – che in questo frangente virano decisamente verso territori black – con un piglio vagamente epico, che si manifesta specialmente nella parte finale del pezzo, più tirata e marziale rispetto ad un inizio cadenzato e claustrofobico. Si torna invece sui binari del più classico death/doom con gli Aphonic Threnody, band formata da membri di diversa nazionalità (italiana, cilena ed inglese) e forse la più “esperta” tra quelle presenti in questo split, avendo il maggior numero di lavori alle spalle: “Bury Them Deep” è una canzone fangosa e sulfurea, che ricalca i consueti stilemi del genere, sulla scia di acts quali Arcana Coelestia, Profetus, Ophis, Gallow God e simili. La processione dolorosa termina con “The Tomb’s Penumbra” degli Y’Ha Nthlei, duo italiano dedito al più catacombale funeral black/doom, che ripercorre fedelmente le orme dei capostipiti Nortt, dilaniandoci i padiglioni auricolari con profondissime note di chitarra, che sembrano altrettanti rintocchi di campane a morto: non eccelsa la drum machine, a mio giudizio non adatta a sonorità così lugubri; discreti invece gli spunti lovecraftiani del concept che sembra stare alla base del progetto. I motivi di interesse sono diversi in questo viaggio grigio e rancoroso, che è anche un breve excursus a suo modo significativo dello stato di forma della scena underground nostrana. Consigliato, nonostante la non facile reperibilità.
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