Non si può certo dire che i Christ Agony siano dei novellini: la band polacca, guidata dal cantante/chitarrista Cezar, è infatti attiva dal lontano 1990 (anno di pubblicazione del primo demo “Sacronocturn”) ed è riuscita a ritagliarsi il proprio spazio di tutto rispetto nell’ambito della scena black esteuropea, della quale va considerata tra gli indiscussi prime movers. Come ogni lunga carriera anche quella dei nostri è caratterizzata da alti e bassi: dall’ottimo “Moonlight-Act III”, generalmente ritenuto il loro capolavoro, al pessimo “Darkside”, nel quale venivano esplorate sonorità di stampo quasi dark-gothic con risultati davvero discutibili, passando attraverso lavori non esaltanti ma comunque sufficienti come il più recente “Condemnation”. Era quindi con un misto di curiosità e scetticismo che si attendeva questa loro nuova prova, che se non raggiunge i fasti del passato, risulta quanto meno fresca e convincente e ci riconsegna un progetto storico che sembra aver ancora qualcosa da dire. “Black Blood” pone un freno ad ogni futile sperimentalismo (il buon Cezar non sembra davvero tagliato per questo genere di cose) e recupera il sound originario, ovvero quel black metal nello stesso tempo potente e melodico che aveva a suo tempo imposto i Christ Agony all’attenzione dell’audience underground: pochi fronzoli, una sezione ritmica precisa e pulita e chitarre che macinano riff ora taglienti ora granitici, per la gioia di tutti i fans della prima ora del combo polacco, i quali non potranno che apprezzare questo ritorno alle radici. Graziate da una produzione decisamente heavy, le tre tracce di questo mini scorrono veloci e letali, immerse in un’atmosfera rituale e diabolica, con più di un richiamo ai primi Dissection: la palma del miglior pezzo va senza dubbio all’iniziale “Black Blood Universe”, che potrebbe essere un buon biglietto da visita per il nuovo corso della band. Bentornati Christ Agony!
