Non credo di dire niente di nuovo affermando che il black metal sinfonico ha avuto il suo periodo di massimo splendore nella seconda metà degli anni novanta. In quel lustro furono infatti pubblicati i maggiori capolavori del genere, che si guadagnò anche una relativa visibilità al di fuori dei confini dell’underground per andarsi successivamente a impantanare in una, si spera non irreversibile, palude creativa, anche e soprattutto a causa di una serie di dischi poco ispirati e sotto tono dati alle stampe proprio da quelli che erano i suoi massimi esponenti. Ma c’è chi non vuole arrendersi a questo stato di cose e continua a proporre questo genere di sonorità come se il tempo non fosse passato, con convinzione e perseveranza. È il caso dei tedeschi Totengeflüster (“il sussurro della morte”), che a queste qualità aggiungono anche indubbie doti compositive e la capacità di creare pezzi tutto sommato freschi e coinvolgenti, nonostante lo scrupoloso rispetto dei canoni stilistici autoimposti, dalla musica in senso stretto all’immaginario visuale. La band nasce nel 2007 per volontà del chitarrista e tastierista Totleben, autore anche delle notevoli illustrazioni che corredano l’artwork, e pubblica il primo lavoro, “Vom Seelensterben”, nel 2012 per darsi poi ad un’intensa attività live, soprattutto in Gran Bretagna e Germania. Questo “Im Nebel Der Vergänglihkeit” è il loro secondo full length e viene pubblicato in elegantissimo formato digipack con un libretto di ben ventiquattro pagine, perché l’intenzione dei nostri è quella di dare un contenuto anche visivo alla propria musica. Musica che, per tutto quanto detto finora, è abbastanza agevolmente accostabile a quella prodotta una ventina d’anni fa da gruppi come Dimmu Borgir, Hecate Enthroned, Obtained Enslavement, Anorexia Nervosa e Limbonic Art. Black metal sinfonico quindi, nell’accezione più tradizionale del termine, che si concretizza in canzoni egregiamente bilanciate tra aggressione ed atmosfere oscure e notturne, sferzanti cavalcate e magniloquenti orchestrazioni. Pur non brillando certo per originalità il quintetto teutonico riesce a conservare una propria credibilità proprio grazie alla sua incrollabile ortodossia stilistica: l’uso delle tastiere è molto efficace sia negli interludi più classicheggianti che nelle evocative trame che innervano il corpo delle songs; il riffing è melodico e tagliente al tempo stesso e si lascia andare spesso e volentieri a sfuriate di chiara matrice thrash; la sezione ritmica è precisa, terremotante e profonda; il cantato infine è l’urlo strozzato di una strega che brucia sul rogo. Come in un romanzo gotico di fine ottocento, il copione è assolutamente prevedibile ma perfettamente interpretato: ogni elemento è al posto giusto e l’insieme risulta coerente grazie anche alla certosina cura degli arrangiamenti e ad una produzione davvero potente e decisamente heavy nella resa sonora finale. Insomma i Totengeflüster sono degli onesti ma pregevoli artigiani e si può dire, forse con un pizzico di esagerazione ma neppure troppa, che questo “Im Nebel Der Vergänglihkeit” avrebbe potuto essere un degno successore di “Spiritual Black Dimensions”. Andate ad ascoltarvi “Styx”, “Ich Lebe” e “One With The Void” e mi darete ragione.
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