Oscura e ultra underground one man band proveniente dal Brasile, Mortespermia è il progetto dietro al quale si nasconde Grim, personaggio già attivo con Cathartes e Circle Of Noose: nessun’altra notizia è reperibile se non che il nostro ha dato alle stampe in poco tempo una manciata di demo, tutti all’insegna (per usare le sue stesse parole) della peggiore attitudine “do it yourself”. Anche questo “Estupro Antediluviano” è presentato come un demo, benché abbia in effetti la durata di un full lenght, e ci propone un black metal necrotico e raw, incredibilmente gracchiante e maligno, perfettamente in linea con le produzioni di questo genere che ancora abbondano in America Latina, dove la maggior parte dei gruppi conserva storicamente un approccio primitivo e grezzissimo. Il riffing zanzaroso riporta immediatamente la mente a lavori come “Under A Funeral Moon” dei Darkthrone e “Bloodstorms Voktes Over Hytrunghas’ Dunkle Necrotroner” dei Necrofrost ma l’immaginario evocato non è fatto di foreste innevate e lupi che ululano alla pallida luce della luna quanto piuttosto di sangue, frattaglie, violenze assortite, macabri rituali sessuali e varia blasfemia. Più che nel gelo nordico siamo catapultati nel bel mezzo di un film di Zé Do Caixão, tra corpi in putrefazione, morti che camminano e vergini seviziate. Se questa è l’atmosfera generale, le canzoni, pur sostanzialmente compatte sotto la bandiera del più esasperato e putrido marciume black, riescono anche a risultare sufficientemente diversificate l’una dall’altra grazie a sporadici ma efficaci accorgimenti, come una piccola parentesi acustica, un rallentamento strisciante e torturato, qualche distorta e cimiteriale melodia, o una limitata e lamentosa sezione in clean vocals. Forse la durata complessiva potrebbe non facilitare la fruizione per l’orecchio meno avvezzo a questo genere di raffinatezze metalliche, per il quale l’ascolto potrà risultare addirittura estenuante. Poco importa: “Estupro Antediluviano” sprigiona un fascino occulto che solo certe produzioni black low-fi riescono a mantenere intatto, se sorrette dalla giusta dose di malevola ispirazione. Ed è questo il caso.
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