Provengono dall’Ungheria i Tymah, band dedita ad un oltranzista e gelido black metal in puro stile darkthroniano, che, sotto la guida della singer/chitarrista Dim ci regala quaranta minuti di musica oscura e violenta. I pezzi, quasi tutti improntati su ritmi molto sostenuti, nonostante non godano di una freschezza entusiasmante, riescono sempre a catturare l’attenzione, grazie ad un guitar work scarno ed essenziale come vuole la tradizione, ma senza dubbio ispirato e di buon valore, grazie anche ad azzeccate aperture melodiche e più di respiro. Anche la parte vocale gioca un ruolo predominante nel giudizio positivo di quest’album, visto che le urla disumane e disperate della nostra cara Dim riescono sempre a colpire nel segno, senza contare che il cantato in lingua ungherese dona quel tocco di sofferenza in più ai pezzi, avvolgendoli di un alone quasi magico. Non ci sono cadute di tono durante l’ascolto, ma trovo che il pezzo più riuscito sia “Holdlèny” che, nonostante la sua durata (ci avviciniamo ai 12 minuti) non annoia e coinvolge seppur rimanendo di una semplicità quasi spiazzante, grazie a una doppia cassa sempre presente e ritmiche che mi hanno ricordato molto da vicino i Carpathian Forest e il Conte ai tempi di “Burzum/Aske”. Insomma questo “Transivanian Dreams” non sarà certo il disco dell’anno per quanto riguarda l’originalità e la tecnica esecutiva, dato che il riffing spesso riporta alla mente quello della scuola norvegese dei tempi d’oro, e che in alcuni frangenti, spesso quelli più violenti, le songs tendono un po’ ad assomigliarsi l’una con l’altra, ma racchiude in sé un feeling e una convinzione che fa invidia a molte band che oggi solcano la scena estrema. Speriamo che i Tymah possano continuare su questa strada ancora per molto. Consigliato.
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