Il power-trio Cohol è un’interessante new entry nel composito ma abbastanza zoppicante roster Osmose Productions. Trattasi di un gruppo giapponese dedito a un post-black caratterizzato da notevoli doti tecniche, con cambi di tempo, stop & go e strutture quasi prog, ma anche immediate e grezze sfuriate thrashy, riuscendo quindi a mantenere il piede in due scarpe con invidiabile eleganza. “Rigen”, loro secondo full-length album, è infatti una piacevole sequenza di brani, composti e suonati con criterio e lucidità tali per cui l’esperienza d’ascolto, potenzialmente caotica e fine a se stessa, mantiene salda la bussola dell’entusiasmo, grazie sopratutto all’incisività delle soluzioni adottate (“Infrastructure”, “Chaos Ruler”), che non si dilungano mai in eccessive sbrodolate, sebbene non manchino parentesi più atmosferiche e dilatate (“Depressive”, “Arche Pathogen”). Pur nella commistione di stili e attitudini sin qui descritta i Cohol (ipotetico acronimo di Consume the Obsessed Hatred On the Liturgy) suonano decisamente black, come ben esemplifica l’operato di Itaru Sayashi alle chitarre e screaming. Aggiugiamoci il drumming vario e valido di Kenta Ogura e il succo (nero-pece) di “Rigen” è servito. Ottimo esempio di come si possa personalizzare un genere senza snaturarlo (potremmo forse chiamarlo otaku black metal?), solamente attraverso le proprie notevoli doti tecniche e compositive.
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