Imago Mortis

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La pubblicazione dello splendido “Carnicon” – terzo full length della band – è l’occasione per conoscere meglio gli Imago Mortis, realtà black metal nostrana che, con alcuni dischi di grande valore, ha detto e continua a dire la sua in ambito estremo, con passione e dedizione per il lato più oscuro ed esoterico della musica nera. Senza ulteriori indugi cedo quindi immediatamente la parola al singer e bassista Abibial.

Imago Mortis: un nome noto a quanti seguono l’underground black metal italiano. Come è nata la band e quali sono state le tappe decisive per lo sviluppo della vostra storia musicale?

Porgiamo i nostri saluti a voi e agli adepti che seguono la vostra webzine. Gli Imago Mortis nascono nel 1994 dalla mia volontà, Abibial (basso e voce), e quella di Maelstrom (chitarra) e dalla volontà di esprimere attraverso il black metal la nostra naturale propensione verso argomenti neri ed occulti. Dopo innumerevoli assestamenti di line up e la produzione di numerosi demo, split e compilations, siamo approdati nel 2005 ad un contratto con la francese Drakkar Productions per la quale abbiamo rilasciato quattro album ed un ep: “Una Foresta Dimenticata” (2006), “Mors Triumphalis” (2007), “Ars Obscura” (2009), un EP 7” “Sgàbula” (2012) e l’ultimo “Carnicon” nel 2014. La formazione attualmente comprende il sottoscritto, Scighèra (chitarra), Faust (chitarra) e Axor (batteria). Portiamo avanti coerentemente i valori che abbracciammo vent’anni fa, vivendo la realtà dell’underground, coniugandola con una visione spiritualmente avanzata e l’identità verso nostro territorio.

Il vostro ultimo lavoro “Carnicon” è ora sul mercato. Il risultato corrisponde alle vostre aspettative? Quali sono le principali differenze rispetto ai vostri passati lavori ed in particolare rispetto al precedente full length “Ars Obscura”?

Sì, “Carnicon” appaga pienamente le nostre aspettative sia dal punto di vista concettuale che di produzione. Rispetto ai nostri precedenti lavori come “Ars Obscura” o “Sgàbula” più che di differenze parlerei di continuità. In “Carnicon” abbiamo proseguito ciò che avevamo già ben delineato precedentemente, approfondendo aspetti come l’occultismo, la stregoneria orobica e le leggende locali. In “Carnicon” abbiamo tradotto in arte il lato oscuro che avvolge il nostro entroterra quotidiano, il sussurro malevolo che percorre le nostre località.

Avete svolto un lavoro certosino di ricerca storica per la stesura dei testi, che sono illustrati con dovizia di particolari nel libretto che correda il cd. Vorreste riassumerli brevemente e spiegare se esiste un filo conduttore fra le storie narrate nelle liriche di “Carnicon”?

Il termine in disuso “Carnicon” significa “fossa comune o carnaio”, abbiamo pensato a questa fossa come un pozzo dei perduti presso il quale sono stati sepolti in tutta fretta e lontani da ogni conforto della luce, i diseredati, gli spretati, gli impenitenti, i suicidi, le streghe, le persone in combutta con il maligno etc… e narriamo le loro cupe storie e vicissitudini ispirandoci a fatti realmente accaduti o verosimili: la strega popolana che si confronta con il suo inquisitore sino alla sua inevitabile condanna, il giovane rampollo “scapigliato” della borghesia ottocentesca bergamasca che si avvicina ad orrende e terribili pratiche occulte notturne presso il cimitero, l’incredulo popolano che ignora le cupe storie di spettri durante la notte del Samain, il suicida che intona il suo poema finale prima di attraversare il grande confine e lo spretato che diviene un potente negromante, che dalle carceri dove è rinchiuso fa proselitismo tra i diseredati.

Mi riallaccio alla domanda precedente per sottolineare ancora una volta la cura che avete posto anche nella presentazione grafica della vostra ultima fatica. Pensate che questo aspetto sia importante? Come vi ponete nei confronti dei molti gruppi che oggi affidano la diffusione della propria musica quasi esclusivamente al mezzo telematico, trascurando completamente l’aspetto visuale e grafico ed in generale tutto ciò che è connesso ad un supporto fisico?

Concepiamo la musica come una forma d’arte e come tale è completa solamente se essa viene incorniciata anche dall’aspetto grafico-artistico. Crediamo che nell’artwork l’artista riponga visivamente il proprio operato concettuale. Riguardo la semplice e pura diffusione digitale pensiamo che essa sia solo un accessorio alla produzione artistica ma non può essere un fine.

È importante per voi il recupero della storia della vostra terra – magari nei suoi episodi più oscuri e meno noti – e quindi anche dell’antica lingua che si parlava in quelle zone?

Sì, è basilare. Crediamo fortemente nel concetto di identità locale e ci anteponiamo nei confronti delle logiche globalizzanti di sradicamento dei popoli e di annientamento culturale. Il recupero del nostro patrimonio oscuro si inserisce in questa concezione, crediamo che sia un dovere valorizzare e tutelare la propria provenienza, in essa si trova una forma di espressività ineguagliabile.

Definite il vostro sound “black occult metal”: quali significati racchiude questa definizione? Vi sentite in qualche modo vicini – a livello stilistico o di ispirazione – alla tradizione del metal occulto italiano ed a gruppi come Mortuary Drape, Necromass o Opera IX?

Con la definizione di “black occult metal” definiamo la nostra entità. Ci esprimiamo attraverso il black metal ma manteniamo un filo conduttore con il vecchio occult metal italiano. Sì, credo che gli Imago Mortis siano accostabili in questo alle bands che hai citato.

Quanto è importante la dimensione live per gli Imago Mortis?

Le nostre esibizioni le consideriamo dei veri e propri rituali attraverso i quali ci congiungiamo con le energie oscure cosmiche e riversiamo sugli adepti questi influssi. Attraverso ciò ci sentiamo pienamente appagati.

Cosa dobbiamo aspettarci dalla band nell’immediato futuro?

Sicuramente ci stiamo adoperando per promuovere a dovere il nostro ultimo offertorio, quindi ci dedicheremo a ritualizzare la nostra opera. Quando saremo più calmi e concentrati ci adopereremo a dare continuità al nostro cammino iniziatico ed espressivo.

Come consuetudine, ti lascio concludere come meglio credi.

Vi ringraziamo per lo spazio concessoci ed il sostegno. Per restare aggiornati sul nostro operato vi invitiamo a consultare il nostro sito web www.imagomortis.net oppure a seguirci attraverso face book: imago.mortis.94, e vorrei ricordarvi che da quella falce nessun sfugge…