Davvero succulento per i cultori del black metal più intransigente questo split cd che ci viene offerto in pasto dall’etichetta polacca Odium Records e che vede la partecipazione di due gruppi forse tra i più rappresentativi delle sonorità true e incontaminate, ovvero i connazionali Black Altar e i norvegesi Beastcraft. Si tratta in realtà di un’uscita celebrativa del ventunesimo anniversario di attività del gruppo polacco, che per l’occasione ha rilasciato anche un videoclip promozionale della canzone “Tophet” (qui il link: https://www.youtube.com/watch?v=IMYmAwIcA9c), alla cui registrazione hanno preso parte diversi ospiti illustri del panorama underground internazionale (James Stewart dei Vader, V. Priest degli Acherontas, Acerbus degli Ondskapt, Sorath Northgrove degli stessi Beastcraft e Nihil dei Furia). I nostri, come detto, non sono certo dei novellini: attivi dal lontano 1996, hanno alle spalle due lavori sulla lunga distanza (l’omonimo “Black Altar” del 2004 e “Death Fanaticism” del 2008), oltre alla consueta trafila di demo, split ed ep, sempre sotto l’egida del black metal più oscuro e misantropico, cupamente colorato di sfumature esoteriche e occulte. Anche i pezzi inclusi in questa release sono in linea con quella che è sempre stata la proposta musicale della band, che in quest’occasione suona particolarmente cattiva, caricando il sound di una pesantezza quasi ai limiti di certo death esteuropeo, senza tuttavia trascurare la propria naturale vocazione black ed un piglio melodico sinistro e accattivante: c’è qualche analogia con alcune cose dei Behemoth, così come con bands come Dark Funeral e Tsjuder ma anche Mayhem e Bathory. Insomma, tradizione ed integrità allo stato puro. E in quanto ad ortodossia non sono certo da meno i norvegesi Beastcraft, anch’essi sulle scene ormai da diversi anni, che qui partecipano al festeggiamento dei loro colleghi con una manciata di pezzi, in parte inediti e in parte no, all’insegna del black metal più marcio, integralista e senza compromessi. I riferimenti stilistici in questo caso vanno ai padri putativi Darkthrone (ovviamente del periodo “classico”), Moonblood e Mutiilation perché il sound dei nostri è assolutamente gelido, gracchiante e zanzaroso e conserva quel fascino arcano che solo le migliori produzioni di questo genere riescono ancora a mantenere intatto: la band suona in modo lineare e ficcante e riesce a risultare efficace sia nei mid tempos più sulfurei e carichi di atmosfere rituali e mortifere (“Deathcraft And Necromancy” è emblematica sotto questo aspetto) sia nei brani più veloci e gonfi di odio, disprezzo e misantropia (“Burnt At His Altar”, “Resurrection Through Desecration And Churchfire”). Dal confronto tra i due gruppi impegnati in questo lavoro viene fuori un sostanziale pareggio: entrambi interpretano a loro modo il black metal nel senso più stretto del termine, con sfumature diverse ma comunque fortemente legato alla tradizione e alla concezione più classica del genere. Fucking black metal, fucking cult!
Sign in
Welcome! Log into your account
Forgot your password? Get help
Password recovery
Recover your password
A password will be e-mailed to you.