E’ sempre molto impegnativo riuscire a recensire un album che punta essenzialmente sul fattore emotivo, e questo “A world through dead eyes” della one man band statunitense Krohm non fa eccezione a questa regola. Musicalmente parlando ci troviamo di fronte ad un lavoro che poggia le proprie basi su un black metal di chiara matrice depressiva, composto da suite dal minutaggio corposo per lo più caratterizzate da tempi rallentati ed ipnotici, mentre occasionali tastiere rendono il tutto ancor più angosciante, facendo ritornare alla mente situazioni molto care al connazionale Malefic (Xasthur). Emotivamente parlando invece siamo al cospetto di un opera assai complessa, che dovrà essere ascoltata più volte per essere compresa a pieno, anche se, nemmeno dopo ripetuti tentativi, riuscirà a svelare completamente le sue innumerevoli sfumature, trattandosi di un lavoro cupo e misterioso. In definitiva potremmo definire il tutto un viaggio oscuro nei più profondi abissi dell’ade, che trova i suoi maggiori punti di forza nei brani posti in apertura, ovvero l’opener “I suffer the astral woe” e nelle successive “A lurking dream” e “The waning” (a mio avviso il capitolo più riuscito), capaci di suscitare sensazioni funeree e depressive, ma a risultare allo stesso tempo glaciali ed estremamente coinvolgenti. Dalla quarta traccia invece i toni si fanno ancora più pesanti ed ossessivi, risultando anche un po’ indigesti a coloro che non sono molto avvezzi a certe sonorità, vista la presenza di malinconici arpeggi presenti per l’intero minutaggio e di linee vocali che con l’andare del tempo si fanno sempre più lancinanti e disperate. Chiude il lavoro “My hearse” un altro pezzo grandioso, caratterizzato da un inizio piuttosto coinvolgente che mi ha in qualche ricordato il Burzum degli esordi, per poi risfociare nei lidi del depressive più incontaminato, con una parte centrale veramente da brivido e un finale composto da una chitarra acustica impegnata a tessere tristi melodie, il tutto inserito alla perfezione su un tappeto di synth particolarmente intrigante ed evocativo, dando così vita al momento più intimista dell’intero album. Questo è quanto Krohm con questo “ A world through dead eyes” ci vuole trasmettere, un disco sicuramente non destinato ad un pubblico numeroso, ma rivolto essenzialmente a coloro che amano lasciarsi trasportare in un mondo dove la luce del sole pare solo un ricordo distante, sepolto nel profondo mare di nebbia circostante. Sono convinto che se la notte avesse una voce parlerebbe attraverso la musica di Krohm.
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