Dopo aver pubblicato con successo la prima parte della loro impegnativa tetralogia sulle ere della razza umana, gli australiani Hybrid Nightmares ritornano col secondo capitolo, “The Second Age”. Come descritto in occasione del debutto questa seconda fase prende avvio con la morte del primo uomo, in cui le vestigia del caos annunciano una nuova era, il Treta Yuga (età dell’argento) segnata da un primo declino morale e dall’equilibrio del potere, che dal bene assoluto dell’età dell’oro, tempo arcadico descritto in tutte le culture e tradizioni umane, inizia a tendere verso la corruzione e il male, intaccando sempre più in profondità le basi della società umana. L’età del dubbio, dell’incertezza e della paura. Lecito quindi prevedere come anche la musica qui contenuta sia diventata più tesa, cupa e pesante, a livello di atmosfere e sensazioni, come perfettamente esemplificato sopratutto nel dittico centrale “Only The Dead Know” e “What It Means To Die”, che aprono ancor più inquietanti scenari per l’immediato futuro, l’epoca di tirannia, guerra e distruzione che è alle porte. Tutto questo considerato il vasto progetto del quintetto di Melbourne è sempre più lanciato verso una solida concretizzazione, che trascende i limiti stilistici dei generi, fra black, death, doom e prog, in nome di una cornice artistica di ben più ampio respiro, ma senza per questo appesantire eccessivamente l’esperienza d’ascolto, che rimane immediata e di sicuro impatto. Non resta quindi che attendere l’imminente proseguimento della saga con “The Third Age”. Decisamente consigliati, agli amanti del black pe(n)sante, della sci-fi post-apocalittica, ai nerd in astinenza da Gurren Lagann et similia. “The cycle repeats. And repeats again. But every age has its story. And every story has its teller”.
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