Therion – Lepaca Kliffoth

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Ambizioso e spiazzante, “Lepaca Kliffoth”, quarta fatica sulla lunga distanza degli svedesi Therion, segna il passaggio dalla fase death dei nostri, rappresentata dai primi tre dischi – cupi, claustrofobici e registrati relativamente con pochi mezzi – alla successiva fase sinfonico-operistica, che si aprirà di lì ad un anno con il sontuoso “Theli”. Ed è un passaggio piuttosto brusco ed inaspettato, se si pensa che il sound della band di Christofer Johnsson (cantante e chitarrista) e compagni era saldamente ancorato ai classici stilemi del death metal di scuola scandinava. Album-ponte quindi, affascinante proprio per il suo essere imperfetto ed incompiuto: i Therion si discostano del tutto dai loro esordi e – pur conservando ancora qualche riff soffocato e sulfureo, retaggio del passato – si lanciano nell’esplorazione di territori musicali inediti, dando libero sfogo al loro istinto progressivo, fino ad allora represso. E non è un caso che con la cover della celebre “Sorrows Of The Moon” vengano omaggiati i Celtic Frost di “Into The Pandemonium”, album che più di ogni altro aveva sconvolto l’audience estrema, dando vita al filone avantgarde e più in generale alle contaminazioni in ambito metallico. Unico elemento di continuità è rappresentato dalle liriche e dal concept, sempre incentrati su tematiche occulte e magiche. Per il resto scompare completamente il cantato in growling, per lasciare spazio ad una voce “pulita” ancora rauca e sgraziata, spesso accompagnata da cori e voci liriche, ed i brani – costruiti su melodie potenti ed accattivanti – diventano di ampio respiro, a tratti epici e con passaggi imprevedibili (ad esempio l’attacco arabeggiante di “Melez”), riunendo in un equilibrio precario l’heavy metal ottantiano e la musica classica. Canzone simbolo di questo nuovo corso è senz’altro la conturbante e misteriosa “The Beauty In Black” (un tutt’uno con l’intro “Arrival Of The Darkest Queen”), che mette in evidenza un piglio gotico e romantico che verrà sviluppato in futuro, in brani ancora più articolati e barocchi (la magnifica “The Siren Of The Woods”, contenuta nel già citato “Theli”). Non mancano comunque momenti di aggressività e violenza: “Black” è un macigno di puro granito, impreziosito da pesanti rallentamenti e da accelerazioni al fulmicotone. Altra song da segnalare è la conclusiva “Evocation Of Vovin”: una cavalcata maideniana, che sfocia nella parte finale in un’apertura orchestrale da brividi. Anche se il sound resta ancora parzialmente grezzo, un colosso come la Nuclear Blast aveva già intuito le potenzialità (anche) commerciali di questa new wave dell’ensemble di Stoccolma, che in futuro resterà stabilmente sotto contratto con la casa discografica tedesca. Forse non l’opera più conosciuta ed apprezzata dei Therion, “Lepaca Kliffoth” resta per chi scrive il loro miglior lavoro: una corda tesa tra il vecchio ed il nuovo, a tracciare una strada che fino ad allora nessuno aveva mai percorso.

REVIEW OVERVIEW
Voto
90 %
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therion-lepaca-kliffothTRACKLIST <br> 1. The Wings Of Hydra; 2. Melez; 3. Arrival Of The Darkest Queen; 4. The Beauty In Black; 5. Riders Of Theli; 6. Black; 7. Darkness Eve; 8. Sorrows Of The Moon (Celtic Frost cover); 9. Let The New Day Begin; 10. Lepaca Kliffoth; 11. Evocation Of Vovin <br> DURATA: 41 min. <br> ETICHETTA: Nuclear Blast Records <br> ANNO: 1995