Benché molto spesso lo si denigri, dal fitto sottobosco underground tricolore continuano ad emergere realtà interessanti e degne di nota: è il caso dei Nostalgic Agony, one man band dietro la quale si nasconde il mastermind Tristhither, unico componente e creatore del progetto, del quale cura ogni aspetto, dalla musica alle liriche, dalla grafica al logo. “Vortex Of Resentment From The Weeping Walls” è il lugubre e funereo esordio discografico di questo progetto solista e mette in mostra un approccio musicale molto particolare poiché tutte le canzoni, di lunga durata e in effetti fruibili come i vari capitoli di un discorso continuo, sono realizzate con l’ausilio soltanto di lineari tracce di synth e vocals scarnificate e disperate. Una semplicità compositiva che è ampiamente compensata da un ricco compendio di emozioni negative che il disco si porta dietro, trascinando l’ascoltatore in un vortice di risentimento, tra fantasmi di vecchie amarezze e mai sopita mestizia. A livello di atmosfera quest’opera si potrebbe accostare alla musica di acts quali Xasthur, Elisyan Blaze, Tristitia e Bethlehem ma si tratta più che altro del feeling umido e mortifero esalato dai pezzi perché l’assenza degli strumenti classici del metal e l’uso esclusivo delle tastiere riporta invece alla mente i migliori lavori dungeon synth oriented di estrazione black, da Mortis a Wongraven, da Fata Morgana a Burzum, epurati però di ogni tentazione medievaleggiante e di ogni deriva fantasy: si potrebbe parlare, con le dovute precauzioni, di una versione ultra depressiva di alcune cose dei Summoning, tanto per rendere l’idea. L’approccio è a mio giudizio originale; forse non innovativo in senso assoluto ma senz’altro personale nella riproposizione di stilemi che uniscono il dark ambient al depressive e ad alcune sperimentazioni anni novanta di casa Cold Meat Industry. Il minimalismo e l’ossessiva ripetitività delle soluzioni adottate, che per alcuni potrebbero rappresentare un limite, esaltano alla lunga l’estenuante tristezza che emana da ogni singola nota e sono comunque in certo qual modo connaturati al sottogenere di appartenenza perché ne rappresentano una caratteristica essenziale e ineludibile. I Nostalgic Agony sono un ottimo balsamo contro l’immotivata allegria e una solida incarnazione del male di vivere. La dimostrazione che con pochi mezzi (un computer, un microfono e poco più) si può creare della buona musica, labirintica e inquietante. Forse più di tanti inutili lavori puramente black in carta carbone.
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