A partire dal nome totalmente impronunciabile gli americani Sunn O))) sono, a mio avviso, una delle band più estreme che abbia mai solcato la scena, data la loro proposta decisamente ostica, ovvero un allucinante e a tratti “incomprensibile” drone doom noise cupo e disturbante, caratterizzato da una lentezza esasperata (niente batteria) e da composizioni snervanti e dalla lunghezza infinita. Assenza di musica dunque, solo una costante e indefinita miriade di frequenze più o meno basse che ci vengono vomitate nude e crude nei nostri padiglioni auricolari che iniziano a subire questa crudele “tortura” già dall’opener “Hell-O)))-Ween”, una massiccia litania di distorsioni portate all’eccesso capace di trasportare l’ascoltatore nei meandri di una realtà offuscata dall’onnipresente odore di morte che pian piano si fa sempre più forte, finendo per sfociare in una vera e propria cacofonia. Leggermente diversa è la successiva “BassAliens”, caratterizzata da un flavour più oscuro ed epico incentrato maggiormente sul fattore atmosfera, grazie all’uso di distorsioni meno accentuate e più eteree, quasi come se il gruppo in questione voglia proiettarci in un universo infestato da creature informi che fluttuano ovunque, e che finisce per inglobarci in esso destinando anche noi a vagare in eterno in questo nulla. Ormai stremati e con la mente totalmente alienata eccoci arrivare alla conclusiva “Decay2 (Nihils’Maw)”, una estenuante suite della durata di ben 25 minuti, narrata dalla solita impressionante voce dell’ospite d’eccezione dell’album, Attila Csihar, che passo dopo passo recita niente meno che in sanscrito il Mantra del Kali Yuga. Io personalmente durante l’ascolto di questo brano sono stato colto da non pochi brividi lungo la schiena, trattandosi a mio parere (ora non prendetemi per matto…) di una esperienza unica ed indimenticabile, tanto da farmi credere che questo “White2” non sia semplicemente un disco come tutti gli altri, ma un concentrato di pura e diabolica malvagità, dove, di bianco, c’è soltanto il colore dei nostri occhi estenuati e irrimediabilmente persi negli antri oscuri dell’Abisso. Geniale.
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