Dopo lo sfortunato e, a mio parere, sottovalutato “Tentacles Of Whorror”, ritorna a distanza di ben 4 anni, il nuovo, e a quanto sembra ultimo, lavoro di Leviathan, progetto incarnato nel mastermind Wrest. Già dai primi, violentissimi riff dell’opener, ciò che salta subito all’orecchio è una maggiore, seppur lieve, pulizia dei suoni, che però non intacca l’atmosfera putrida e decadente, vero marchio di fabbrica della one man band statunitense. Le chitarre sfoderano riff convulsi, dissonanti, quasi costantemente in tremolo picking, molto vari e complessi, sulla scia dei blasonatissimi Deathspell Omega, e dei geniali Blut Aus Nord, band tanto ottima, quanto mal pubblicizzata. Il drumming è ossessivo, spesso martellante ma anche abbastanza vario e creativo, mentre le parti di basso sono soffocate, atmosferiche, ben realizzate ma leggermente in sordina. I frangenti doom e ambientali, che hanno reso personale la proposta di Wrest nel corso degli anni, sono sicuramente diminuiti rispetto al precedente full length, a favore di un sound più diretto e più tipicamente black metal; tuttavia sono proprio gli spazi atmosferici quelli più riusciti, in particolare la conclusiva “Noisome Ash Crown”, che nei suoi 13 minuti mostra il lato più sperimentale di Leviathan: un vortice di atonalità, complesso nel suo incedere depressivo e spettrale, vicino per certe sensazioni alla magistrale “Procession Of The Dead Clowns” o, perché no, ai mai troppo considerati Lurker Of Chalice, side project dello stesso Wrest. Le restanti tracce restano comunque un’esemplare dimostrazione di black metal maturo, ricercato e se vogliamo impegnativo, anche quando i riff si risolvono in poche, semplici note, grazie soprattutto al grande talento compositivo ed esecutivo del musicista americano, che si dimostra abile e fantasioso in tutti gli strumenti. “Massive Conspiracy Against All Life”, al di là di una durata forse eccessiva e di un titolo che francamente fa un po’ sorridere, è dunque un ottimo album, capace di emozionare e coinvolgere l’ascoltatore, forse il picco più alto della brillante discografia targata Leviathan, un nome che ha guadagnato meritatamente un posto nell’Olimpo del black metal.
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