Brutti, sporchi e cattivi, dalle Filippine arrivano i Deiphago, sventolando con fierezza la bandiera del più oltranzista, rozzo ed ignorante metal of death. O meglio tornano, perché i nostri sono attivi dal lontano 1989 ed a buon diritto possono considerarsi, insieme agli Impiety, tra i pionieri assoluti e capostipiti del genere per quanto riguarda il Sud Est asiatico. “Into The Eye Of Satan” è la loro quarta prova sulla lunga distanza e resta ancora una volta fedelissima alle sonorità più tetragone di un genere che per sua natura non ammette variazioni sul tema e che di conseguenza gli estimatori apprezzeranno, per la coerenza e la violenza esecutiva, ed i detrattori criticheranno, per l’eccessiva ripetitività e l’assenza di spinte innovatrici. In questo disco troverete chitarroni schiacciasassi, una sezione ritmica cacofonica e devastante, vocals brutali, bilanciate tra screaming e grugniti da macello, che vomitano nel microfono testi adolescenzial-satanisti come neppure nei sogni più spinti di un giovane Glen Benton. Tutto come da copione e ricalcando stilemi codificati e resi immutabili dai vari Archgoat, Beherit, Bestial Warlust e compagnia blasfema: i Deiphago hanno però dalla loro una discreta tecnica e l’esperienza derivante da una lunga carriera consacrata al culto del metallo più grezzo e guerrafondaio e sono quindi in grado di creare brani non soltanto votati all’assalto sanguinolento ma anche sufficientemente articolati e strutturati, con pause all’odor di zolfo, rallentamenti catacombali e fulminee ripartenze, ed infatti (incredibile ma vero) diverse canzoni superano i cinque minuti di durata. Anche la produzione, curata da Colin Marston dei Gorguts, pur restando nei canoni del marciume d’ordinanza delle uscite targate Hells Headbangers Records, non è così pessima ed approssimativa come si potrebbe pensare, anzi risulta piuttosto potente e curata. Ma è sempre di infernale, polveroso e fottutissimo black/death metal che stiamo parlando ed è ciò che ascolterete in questo lavoro, che non ha cedimenti in quanto a capacità distruttiva e non concede nulla alla melodia e all’atmosfera. Come si diceva una volta: no compromessi, prendere o lasciare.
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