Zinvmm – Beltaine

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È un viaggio della mente e dello spirito questa seconda fatica sulla lunga distanza del solo project Zinvmm, che esce in un lussuoso ed elegante formato A5 limitato a sole 66 copie grazie alla sempre attenta Darkwoods, etichetta spagnola che ultimamente si sta rivelando scopritrice di talenti nascosti nell’underground iberico. “Beltaine” (o Beltane) è la festa celtica della fertilità, usanza presente in tutte le aree geografiche nelle quali si diffuse questa cultura: è quindi abbastanza immediato collegare la musica contenuta in questo lavoro al paganesimo ed in effetti questo è il substrato concettuale che fa da contraltare ad un comparto sonoro estremamente multiforme e personale, che sfugge a precise catalogazioni e si muove con disinvoltura in vari territori anche molto distanti tra loro. L’elemento più propriamente black è ben presente (ascoltare per credere la furiosa “Oidche”) e, pur non difettando in aggressività, ha un piglio molto atmosferico ed avvolgente, teso com’è a rappresentare l’immersione panica nel ciclo della natura, osservato con rispetto e devozione. Gli squarci ambientali – che si sostanziano in tenui o lugubri sprazzi tastierici e percussivi ma anche in rumori d’ambiente in senso proprio (vento, passi tra il fogliame, crepitio delle fiamme) – dilatano l’andamento generale dei pezzi, tutti piuttosto lunghi, senza annoiare ma anzi contribuendo in maniera determinante a delineare la cifra essenziale di un lavoro che vuole essere prima di tutto una riscoperta e celebrazione di antichi culti ormai dimenticati (ed è evidente l’opposizione al cristianesimo, che queste religioni concorse a cancellare). Vengono chiamati in causa di volta in volta primi Ulver e Satyricon, Borknagar, Drudkh, ultimi Nokturnal Mortum e, soprattutto, Negura Bunget per il crescente anelito spirituale e la tensione mistica che trasuda da ogni nota. A questo bel calderone di influenze si aggiunge la musica popolare attraverso l’utilizzo massiccio di strumenti tradizionali (cimbalo, cornamusa, flauto, zanfona, arpa, banjo, tuba, ghironda ma vengono usati anche chitarre acustiche, mellotron, moog taurus e organo hammond, ad arricchire di sfumature un sound già di per sé estremamente variegato) ed il recupero di vecchi canti (come l’inserto di “Asubíasme De Lonxe” – pezzo registrato da Alan Lomax nel 1952 – contenuto in “Uisneach”). Il folk dei nostri non ha però nulla a che vedere con l’approccio allegro e spensierato con cui questo genere viene spesso affrontato ma ha anzi un mood decisamente intimista, sofferto, malinconico e tragico: è la traduzione sonora del respiro della foresta, del lento e regolare mutare delle stagioni, della sacralità dei riti ancestrali. Questo caleidoscopio emotivo – a tratti lontanissimo dai consueti topoi del metallo nero – è reso grazie alla partecipazione di diversi musicisti (Alfonso Alcalà, Marco Serrato, Gemma Ys e molti altri, tutti citati nei credits) che si occupano soprattutto degli strumenti popolari, ma non solo. Ed è proprio la musica ad avere lo spazio maggiore, dal momento che il cantato riveste un ruolo di secondo piano, sostanziandosi come uno strumento tra gli altri nel quadro più generale di un puzzle finemente cesellato. “Beltaine”, ovvero black metal, ambient e folk in perfetto e magico equilibrio in quella che – non credo di esagerare – è una delle migliori uscite del genere negli ultimi anni a livello europeo. Consigliatissimo, anche se non per tutte le orecchie.

REVIEW OVERVIEW
Voto
80 %
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zinvmm-beltaineTRACKLIST <br> 1. Imbolc; 2. Samos; 3. Uisneach; 4. Oidche; 5. Mayadama; 6. Vellos Camiños De Vellas Árbores; 7. Belenos; 8. Beltaine; 9. Lugh; 10. Lugnasad <br> DURATA: 60 min. <br> ETICHETTA: Darkwoods <br> ANNO: 2014