Ultimo lavoro sulla lunga distanza per gli Inferno, prolifica formazione di origine ceca che può essere a conti fatti annoverata tra le band di culto dell’intero movimento black metal europeo. Il 2008 per il sottoscritto si sta rivelando un anno decisamente interessante per quanto riguarda le uscite in questo ambito musicale, osservazione confermata anche da questo “Uctívání Temné Zurivosti”, un lavoro davvero valido sotto molti aspetti. Ciò che ci viene proposto è un black metal sì primordiale, ma che non disdegna affatto soluzioni più melodiche e passaggi dal flavour pagano, le cui sonorità spesso e volentieri riportano alla mente i Nokturnal Mortum, i Behemoth periodo black e anche i migliori Marduk, ossia quelli di “Opus Nocturne”, specie nei passaggi più furiosi, mentre qua e là rivivono momenti in cui sono presenti richiami thrash. La produzione è decisamente curata, molto limpida e cristallina senza però intaccare il lato più prettamente atmosferico delle chitarre; lode anche al suono del basso, molto presente e corposo, il quale, insieme ad una batteria piena e potente, garantisce una sezione ritmica di tutto rispetto. Il lato compositivo dei nostri si concretizza per lo più in canzoni piuttosto brevi e dirette (salvo rare eccezioni), dal riffing dinamico e ben memorizzabile anche dopo pochi ascolti, che sfocia occasionalmente anche in assoli intelligenti e mai fine a sé stessi come spesso accade. Tutti i brani si mantengono su un livello qualitativo più che buono, ma terrei a segnalare “Tyranie Nesvatého Umìní” con le sue melodie sinistre e dall’andamento molto coinvolgente, la furiosa title-track che certamente riuscirà a far agitare le chiome di molti blacksters incalliti e, soprattutto, “Vidím V Plamenech Tvou Víru Zkrze Èerný Kov” a mio parere la migliore del lotto, dalle sfumature quasi folk, con un riffing che potrebbe riportare alla mente persino gli Isengard, in cui fa capolino anche un frangente acustico molto suggestivo e di impatto. Non manca tuttavia qualche difettuccio, in primis una introduzione che fondamentalmente non sarebbe neppure male, se solo durasse un paio di minuti in meno, e una certa somiglianza tra le varie canzoni che, specie nel finale, rischia di appesantire l’ascolto. Si tratta tuttavia di sensazioni soggettive e di poco conto che non intaccano il valore complessivo, davvero più che buono, di un lavoro onesto, sentito e proposto con dedizione e passione. Ottima conferma.
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