Altro disco di black metal sinfonico, segno che il genere, da molti a torto bistrattato, è più vivo che mai. Questa volta è il turno dei nostrani Lustnotes che esordiscono sulla lunga distanza sotto l’ala protrettrice della giovane Cimitero Records con questo “Graveyard Ballades”, album che, pur presentando luci ed ombre, ci permette di conoscere un gruppo con buone potenzialità che potranno essere adeguatamente sviluppate in futuro. In linea generale, sia a livello musicale che di atmosfere, questo lavoro mi ha molto ricordato “Cruelty And The Beast” dei Cradle Of Filth, con qualche richiamo, specie per l’uso a tratti barocco e pomposo delle tastiere, a certo symphonic black metal transalpino, primi Seth e Anorexia Nervosa su tutti. Non mi ha convinto l’alternanza pressoché sistematica tra screaming e growling vocals, che mi è parsa leggermente sforzata e poco espressiva. Molto buoni invece gli sprazzi thrash che costellano i pezzi, aggiungendo un quid di rabbia e velocità a composizioni che fanno del feeling morboso e “gotico” il loro punto di forza. Notevoli le orchestrazioni opera di Yorick, molto magniloquenti ed oscure. “Black Minstrel Of Death”, “Feast At Slaughter Court” e “Madeleine” sono gli episodi migliori di un disco che, pur con qualche caduta di tono, si lascia ascoltare piacevolmente e, soprattutto, lascia intravedere ampi margini di miglioramento. Supporto ai Lustnotes, band alla quale consiglio di continuare lungo la strada intrapresa infischiandosene delle mode e dei trend del momento.
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