Gli Hellveto sono una one man band polacca formata dal factotum L.O.N. che, oltre ad essere l’autore delle liriche e delle musiche di questo pregevolissimo lavoro, si è occupato anche del mixaggio, della registrazione e del coverartwork. Il disco in questione è prodotto e distribuito in collaborazione tra due etichette statunitensi ultra underground che rispondono ai nomi di God is Myth Records e Black Plague Records, risale al 2003 ed è semplicemente fantastico! Il progetto Hellveto si inserisce alla perfezione nel solco della tradizione epica tracciata dai connazionali Graveland, Juvenes e Gontyna Kry e ci propone un true pagan black metal di ottima fattura, magistralmente calibrato in ogni suo elemento e che, pur pescando a piene mani nei clichées tipici del genere, sa fonderli con grande perizia ed originalità. Nelle songs che compongono quest’album troviamo variamente assortiti e bilanciati passaggi rallentati intrisi di riflessiva malinconia, sfuriate raw, passi dall’incedere marziale e guerresco, stacchi atmosferici dal sapore quasi ambient, il tutto ben amalgamato e suonato con un gusto particolarmente evocativo che dona alle composizioni un’aura di tristezza e rassegnata decadenza come se il vecchio spirito delle foreste che questa musica cerca di risvegliare fosse assopito per sempre tra le nebbie e incatenato dalle menzogne dei nuovi falsi miti importati a forza da popoli stranieri. La Tradizione e la Consapevolezza accompagnano costantemente la musica di Hellveto. La voce in screaming pare l’urlo straziante di un lupo affamato ed è meravigliosamente alternata a cori epici in clean vocals dall’andamento polifonico assai suggestivi. La produzione è decisamente sopra le righe e riesce a fondere strumenti e voce in modo tale da creare un tutt’uno perfetto: il vento della foresta che travolge i deboli ed incoraggia i forti alla battaglia. Il drumwork è egregio e mai invadente, le tastiere aggiungono un tocco sinfonico ai passaggi più veloci ed enfatizzano maestosamente quelli più cadenzati, il basso (strumento spesso trascurato in ambito black) è in evidenza e dona la giusta profondità al sound, la chitarra acustica si produce in arpeggi colmi di calma guerriera. Alcuni passaggi maggiormente medievaleggianti riportano alla mente i Satirycon del debutto, mentre a tratti la musica dei Nostri sembra accostabile ai primi Vinterriket e a quel senso di gelida notte che le composizioni di questo act tedesco riuscivano a trasmettere. Un disco superbo, un disco per pochi!
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