Che dire dei Mantak? Prolifico e longevo combo proveniente dalla Malaysia, attivo dal lontano 1995 e con alle spalle moltissime pubblicazioni, per lo più demo e split, che certamente possiede tutte le caratteristiche necessarie per essere annoverata tra le band di “culto” nel folto panorama estremo. I nostri sono da sempre araldi di un thrash black senza compromessi e questo “Sabahell’s Blasphemer” non sposta di una virgola la loro proposta. I brani qui presenti, dai titoli e dalle tematiche più che espliciti, sono caratterizzati da un riffing sporco e tagliente, dal sound grezzo e impostato molto su frequenze alte (e con conseguente ronzio di fondo), sparato a velocità impressionanti che, pur non brillando in originalità ed in tecnica esecutiva, svolge discretamente il proprio compito di annientare i padiglioni auricolari dell’incauto ascoltatore. Ancor più devastante è la prestazione dietro le pelli di PsychoSon, una vera macchina da guerra, batterista in grado di eseguire blast beats al limite delle possibilità umane, tanto da sembrare addirittura una drum machine. Un po’ sottotono invece la prova vocale, abbastanza in sordina per la verità, sovrastata in più di un’occasione dal volume molto elevato delle chitarre. Le canzoni sono tutte di breve durata, incentrate esclusivamente sulla velocità e sulla brutalità fine a sé stesse, nonostante la presenza di frangenti più “melodici” che vanno a spezzare qua e là il maelstrom infernale evocato dai nostri. Ma resta sempre e solo la violenza a regnare sovrana in questo lavoro dei Mantak, che dalla prima all’ultima nota non smettono mai di pestare in maniera indiavolata, tanto che, se dal lato dell’impatto tutto ciò non guasta, dal lato prettamente musicale gli ascoltatori meno fanatici delle sonorità più agguerrite facilmente si annoieranno senza nemmeno arrivare alla metà del disco. Aggiungete un artwork blasfemo e più che mai sessualmente esplicito, realizzato dall’italiano Nicola Solieri, ed il quadro è completo. Concludendo quel che ci troviamo di fronte è un disco ignorante, cattivo e molto retrò che si porta dietro tutti i meriti e i difetti del caso, certamente non in grado di regalare emozioni particolarmente profonde durante l’ascolto, ma che saprà regalarci momenti di pura devastazione sonora e furioso headbanging. Sex, Beer and Metal!
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