I Black Horizons sono un quartetto tedesco che giunge con questo “A Dream’s Funeral” alla seconda prova sulla lunga distanza. I nostri sono evidentemente cresciuti a pane e Dissection, com’è facile intuire dall’ascolto di questo disco, talmente “ispirato” ai lavori storici della band di Jon Nodtveidt, alla cui memoria l’album è peraltro dedicato, da sfiorare in più occasioni il plagio. Oltre che dai citati Dissection il songwriting dei Black Horizons è fortemente influenzato da gruppi quali Dawn, Sacramentum ed in generale dalla scuola black melodica di matrice svedese. I pezzi sono corposi, lunghi ed articolati; le trame chitarristiche sono calde ed avvolgenti, le vocals taglienti e sofferte: il tutto ben supportato da una produzione nitida ed assolutamente professionale che rende l’ascolto, almeno a tratti, anche emotivamente coinvolgente. La grande ed imperdonabile pecca di quest’opera è costituita dall’assoluta e totale mancanza di personalità dei nostri, i quali non provano nemmeno a tentare di dar vita a qualcosa di minimamente originale, limitandosi a realizzare un omaggio, sicuramente sentito e ben confezionato, alle sonorità descritte e nulla più. Vero è che il mercato estremo è saturo di bands fotocopia e che questo act teutonico non è privo di capacità tecniche e compositive e non è più derivativo di molti altri gruppi in circolazione, ma se non siete fans irriducibili di “The Somberlain” e “Storm Of The Light’s Bane” allora questo album avrà veramente poco da dirvi. A voi la scelta…
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