I Witches’ Sabbath sono una band sconosciuta proveniente dalla Spagna, per la precisione dalle Isole Canarie, nata nel 1997 e con all’attivo diverse uscite, tra cui un demo e due full. “New World Plague” è, finora, l’ultima fatica in studio dei nostri e si dimostra un lavoro interessante, professionale e ben riuscito, con molti pregi e pochi difetti. La musica proposta dal gruppo spagnolo è sostanzialmente un black/death di stampo moderno, portato alla ribalta da acts decisamente più sponsorizzati come Zyklon, Myrkskog, The Amenta e simili, che fa della potenza e dell’impatto il maggior punto di forza. Il riffing è brutale, veloce e distruttivo, decisamente “in your face”, con intelligenti alternanze di tremolo picking e palm muting, senza però dimenticare l’uso delle melodie, che in questo caso sono sinistre, apocalittiche e ben amalgamate al sound generale in cui riecheggiano anche richiami al thrash più tecnico. Una drum machine programmata in maniera egregia, con molti cambi di tempo e passaggi anche piuttosto intricati, svolge il resto del lavoro per rendere “New World Plague” un album annichilente ed estremo ma nel contempo molto curato, grazie anche ad una produzione potente, incisiva e cristallina, capace di mettere in risalto ogni sfumatura del sound dei nostri, davvero ottimi musicisti, sia in fatto di esecuzione che di composizione. Qua e là intervengono anche sample di tastiera ed elettronici, come ad esempio nella parte finale dell’ottima e tiratissima “Bloodshed”, ma anche in diverse occasioni nel corso dell’ascolto, che enfatizzano il lato meno barbaro e più innovativo della band. Le vocals nella maggior parte dei casi sono al vetriolo, un incrocio tra scream e growl, certamente ben amalgamate al contesto musicale ma anche abbastanza varie, con diversi spunti di clean vocals (come nella splendida “Silent Path To Die”), che però non sempre colpiscono come dovrebbero, risultando piatti, poco espressivi e soprattutto troppo stonati per poter esser giudicati positivamente, come nella tremenda “Deep In The Flesh”, un episodio che definire inutile sarebbe un complimento, un aborto sperimentale dal vago sapore dark/tribale davvero disastroso che il gruppo avrebbe potuto, e dovuto, evitare. Sorvolando su questo passo falso però “New World Plague” resta un buon album, grazie anche alla eccelsa accoppiata di “Her Eternal Realm”, brano epico e violento, diviso in due parti, che in men che non si dica riesce a farci dimenticare l’obbrobrio della track precedente, e che pone fine ad un lavoro che piacerà sicuramente agli estimatori del death/black più moderno e futurista. Fans di Diabolicum, ultimi Astaroth (quelli di “Organic Perpetual Hatework”) e Limbonic Art di “The Ultimate Death Worship” fatevi avanti, non ne rimarrete delusi. Decisamente interessante.
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