Gruppo boliviano di “culto”, i Bestial Holocaust, formatisi nel 1999 e autori di diverse uscite in vari formati, tra cui alcuni split esclusivamente di tiratura limitata, esordiscono su full length proprio con questo “Final Extermination”, risalente al 2006 e uscito sotto diverse etichette e vari formati, con copertine differenti. La band vede la particolare (ma forse nemmeno troppo) presenza di una vocalist femminile, Sonia Sepulcral, autrice comunque di una prova maiuscola, davvero isterica, posseduta e violenta (da paura gli urletti demoniaci posti qua e là), che di certo non sfigura dinnanzi ai suoi colleghi di sesso maschile. Il genere portato avanti dai nostri è un black/thrash primordiale, anche se, in questo full, la produzione è decisamente sopra la media delle uscite in terra sudamericana, certamente più caotiche (basti pensare ad acts quali Morbosidad, Anal Vomit, Sarcofago e la lista sarebbe lunghissima). Più spazio viene dato anche alla melodia, sempre comunque blasfema e sinistra, delle chitarre, quasi costantemente in tremolo picking. Eppure le canzoni sono varie, veloci e intransigenti ma anche caratterizzate da frangenti più lenti, cadenzati ed opprimenti e tutto questo non può che giovare all’ascolto, dato che non ci troviamo di fronte al solito disco di scontato e massiccio black/thrash made in Sud America. È come se i Bestial Holocaust suonassero come i primi e veri Slayer (quelli di “Hell Awaits”) o i primi Destruciton a velocità ancora più sparate e disumane, con liriche esclusivamente in lingua spagnola, rigorosamente a sfondo satanico, che si sposano perfettamente con il sound della band. Tutti i brani sono esaltanti, feroci e ben riusciti, grazie anche ad una cura nella produzione non certo comune per il genere proposto, in grado di rendere comprensibili tutti gli strumenti; persino il basso risulta a volumi finalmente degni di nota, pulsante, pulito e ben udibile. Ma è tutto il contesto a rendere “Final Extermination” un album completo, curato e davvero bello in ogni sua parte, complice anche una durata non eccessiva e canzoni semplici, ben memorizzabili e decisamente apprezzabili in ogni loro minima sfumatura. Un album da ascoltare e riascoltare, adatto per furiosi headbanging, ma non solo. Certamente una delle realtà più promettenti del continente sudamericano.
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