I Cultes Des Ghoules sono un quartetto polacco underground e questo “Häxan” (tradotto dallo svedese: strega) rappresenta il loro debutto su full length dopo alcune uscite in formato demo ed ep. Fin dall’artwork, rappresentante teschi e simboli esoterici, in cui predomina il colore rosso sangue, e dai titoli, dal vago sapore magico e arcaico, si può dedurre che i nostri sono dediti al sottogenere dell’occult black metal, non solo per le tematiche trattate, ma soprattutto per il sound proposto. Le canzoni presenti sono soltanto cinque ma il disco raggiunge quasi l’ora di durata: la lunghezza delle composizioni riveste quindi una certa importanza. La musica dei Cultes Des Ghoules può essere sintetizzata in una comunione di varie influenze, anche apparentemente distanti tra loro: si passa dai primi, sulfurei e mefistofelici Mortuary Drape, specie per quanto riguarda i momenti più lenti e cadenzati, fino ad arrivare ai Mutiilation degli esordi e, ovviamente, agli immancabili Darkthrone. era “Under A Funeral Moon”, per quanto concerne i frangenti più votati alla velocità e più tipicamente “black metal”. In fase compositiva il gruppo polacco punta molto sull’alternanza di parti enigmatiche, opprimenti e rallentate, in contrapposizione ad accelerazioni improvvise, basate essenzialmente su accordi in tremolo picking, ed è proprio su queste semplici coordinate stilistiche che si esprime questo “Häxan”. La produzione è grezza, polverosa, abbastanza retrò (il che non guasta), senza comunque tralasciare nessuna sfumatura. Persino il basso (strumento solitamente relegato in secondo piano) in questo album svolge un lavoro da protagonista, risultando pulsante, ben udibile, se non determinante in qualche occasione. Un po’ in sordina invece la batteria, senza però che questo fatto rappresenti un problema. Ottime invece le linee vocali, molto tradizionali, ma nel contempo varie, espressive e soprattutto superbamente effettate con del semplice riverbero che però dona alle stesse un’aurea maligna indispensabile visto il genere proposto. Le canzoni, nonostante la lunga durata, non annoiano, anche se costruite sempre con la medesima combinazione di frangenti veloci e rallentamenti oscuri, dall’incedere quasi doom. Per quel che mi riguarda ho individuato il momento migliore dell’album in “Scholomance”, forse il brano più black oriented e più diretto dell’intera opera. Concludendo, “Häxan” è un onesto ed apprezzabile disco di occult black metal, di certo non tra i migliori del genere, ma comunque degno di diversi ascolti. Se siete amanti delle sonorità sopra citate date pure ai Cultes Des Ghoules una chance, sono sicuro che non ne rimarrete delusi.
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