Quarta fatica sulla lunga distanza per i Naumachia (dal greco: battaglia navale), band polacca che propone un interessante connubio tra death metal di stampo melodico ed intrusioni elettroniche dal sapore astro/futuristico, seguendo la strada aperta ormai anni or sono da gruppi come …And Oceans, The Amenta o Fear Factory (per citare un nome certamente noto ai più). I nostri costruiscono pezzi quadrati e pesanti come macigni, la cui struttura portante è comunque rappresentata dalle possenti trame chitarristiche intessute dalla coppia formata da Tomasz Kilinski e Andrzej Selwon (che si alternano anche alla voce), autrice di una prova davvero convincente. I sintetizzatori (opera di Piotr Kopec) fanno la loro parte, sottolineando a dovere il lavoro svolto dalle sei corde e conferendo alle composizioni un certo afflato industriale, pur restando quasi costantemente in secondo piano (tranne che in “Frag-men-ted”, esperimento più virato verso sonorità “techno-oriented”). Le melodie sono importanti ma la violenza non manca, in un album che offre il meglio di sé nella sua parte centrale, con due pezzi molto belli come “Terror Machine” e “Lost”: la prima è un roccioso mid tempo veramente coinvolgente, che strizza l’occhio a Vesania ed ultimi Hypocrisy; la seconda è una canzone sofferta – è infatti dedicata al recentemente scomparso bassista del gruppo, Slawomir “Mortifer” Archangielski – che parte come una sorta di ballad in clean vocals, per poi esplodere in crescendo in un chorus carico di drammaticità. Ai Naumachia l’esperienza e la consapevolezza dei propri mezzi sicuramente non difettano: se amate la combinazione brutalità/modernità date un ascolto a questo album e magari anche ai precedenti lavori della band. In ambito death (e relativi sottogeneri e contaminazioni), la Polonia continua a dimostrarsi una fucina di valide realtà.
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