Ennesima uscita in casa Striborg, act proveniente dalla Tasmania, dietro al quale si cela l’oscuro Sin Nanna, che in questi ultimi anni ha acquisito una certa notorietà catalizzando su di sé i pareri più contrastanti e dividendo l’audience tra accesi sostenitori e detrattori spietati. Personalmente mi schiero con i primi, poiché considero la proposta del nostro interessante, onesta e personale, seppur con qualche fisiologica caduta di tono nel corso delle varie releases. Questo “Ghostwoodlands” prosegue fedelmente il discorso intrapreso nei precedenti lavori ed è costruito su una manciata di pezzi molto lunghi e cupi nei quali un black metal fangoso e pachidermico si lega a momenti di puro e nerissimo dark ambient. Il sound nebbioso e pregno di un’aura autenticamente malefica si pone a metà strada tra le atmosfere cavernose di Xasthur e la cacofonia disperata di Furze, dipingendo scenari notturni e claustrofobici la cui tangibilità è ulteriormente rafforzata da una produzione praticamente inesistente e da suoni grezzissimi e ultra zanzarosi. L’opera di Striborg è un’esperienza onirica, un vortice nero come la pece, un gorgo mostruoso e allucinante. Ovviamente si tratta di una “musica” non adatta a tutte le orecchie: se siete alla ricerca di raffinatezze estetiche o abilità tecniche di qualunque specie (che, per inciso, non hanno mai avuto niente a che fare con un certo tipo di black metal), fuggite questo disco come la peste; altrimenti affrontate pure questo viaggio tra le foreste e le stelle…
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