Terza fatica sulla lunga distanza per gli olandesi Sammath, che proseguono con fedeltà e coerenza nell’opera di distruzione intrapresa nei due precedenti full length. “Dodengang” segue di ben quattro anni il suo predecessore “Verwoesting Devastation”, dal quale in pratica non si discosta di una virgola se non per una maggiore pulizia nella produzione e nella resa sonora. Il black-death dei nostri è un concentrato di ferocia allo stato puro che si esprime in songs lunghe ed articolate ma tutte molto simili, nelle quali alla brutalità dei passaggi caratterizzati da una maggiore violenza esecutiva fa da degno contraltare l’oscura malevolenza dei momenti più rallentati e tellurici. Il riffing è marziale e sulfureo mentre il drumming è quasi sempre molto sostenuto anche se non mancano le parti più rallentate e schiacciasassi. Il grande difetto di questo disco, come del resto di ogni altro lavoro targato Sammath, è la scarsa originalità e l’eccessiva omogeneità delle soluzioni stilistiche adottate, anche all’interno dei singoli pezzi. Il risultato finale è un album sì compatto e monolitico ma a tratti anche noiosetto, che non deluderà i die hard fans delle sonorità più devote alla tradizione ma che rischia di diventare poco interessante dopo qualche ascolto.
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