Spuntati all’improvviso come un fungo maligno, ecco a voi i King Satan, folle terzetto finlandese capeggiato dall’istrionico singer King Aleister Satan, coadiuvato da John Oscar Dee e dalla bella Kate Boss, al loro esordio sulla lunga distanza con questo quasi omonimo “Kill Fucking Satan”. Vi dico subito che qui di black metal non ce n’è nemmeno l’ombra, se si esclude l’immagine orrorifica della band (anche se il nostro amico Aleister, con il suo trucco da clown demoniaco, sembra piuttosto uscito direttamente da un film di Rob Zombie) ed un concept incentrato sul satanismo crowleiano (comunque interpretato con una certa dose di ironia). La musica proposta è infatti un energetico ed irriverente mix di industrial metal, ebm, techno e synth pop della peggior specie ed il risultato è (incredibilmente) davvero esaltante: la formula vocione death (in molti casi coperto da una valanga di filtri) sommato a chitarroni robusti, su un tappeto di ininterrotti ed ossessivi beats elettronici, ha il suo perché e riesce a coinvolgere anche l’ascoltatore più smaliziato. A patto ovviamente che non siate allergici a qualsiasi forma di contaminazione tra metal ed elettronica perché in questo disco l’elemento sintetico è assolutamente preponderante, con una certa propensione per i ritmi danzerecci che potrebbe far storcere il naso a qualche purista dell’ultimo minuto. Personalmente ho molto apprezzato, anche se i King Satan, per quanto sorprendenti, non possono dirsi a tutti gli effetti degli innovatori: in modo non troppo dissimile dai connazionali Turmiot Katilot i nostri infatti mescolano ed irrobustiscono alla loro maniera suggestioni provenienti in egual misura da ultimi Mortiis e Aborym, Kovenant, Apoptygma Berzerk, White Zombie (dei quali a tratti sembrano una versione ipervitaminizzata) e, naturalmente, Nine Inch Nails. A prescindere dalle evidenti influenze e dai gusti personali, a conti fatti risulta molto più interessante il connubio sonoro lontano dai consueti schemi proposto da una band come i King Satan piuttosto che l’ennesimo, sbiadito clone dei vecchi Darkthrone che suona senza un briciolo di personalità. E poi sfido chiunque, anche i blacksters più incazzati e ingrugniti, a non muovere il culo all’ascolto di pezzi come “Enter Black Fire”, “Psygnosis” e “Satanized”, vere punte di diamante del disco, per i quali sono stati anche realizzati dei video, acidi e psichedelici come si conviene: fuck the rest, satan is best!
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