Vinterriket / Uruk-Hai / Nak’Kiga – Ira Deorum Obliviorum

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L’etichetta polacca Old Temple ha recentemente dato alle stampe uno dei più bei dischi del 2006 in campo ambient. Si tratta di un triplo split, limitato a 100 copie numerate, tra due nomi che non necessitano di presentazioni, Vinterriket e Uruk-Hai, e un misterioso progetto, tale Nak’Kiga, del quale non sono riuscito a reperire nessun’altra notizia se non la loro origine polacca. Prima di parlare della musica, una nota sull’artwork è d’obbligo: ci troviamo di fronte a un’inusuale confezione realizzata artigianalmente, costituita da una serie di pergamene rettangolari legate fra di loro a mano, ciascuna con un artwork a dir poco splendido. È però la musica l’aspetto che colpisce maggiormente. Il noto Vinterriket propone le due suites eteree e sognanti intitolate “Stille”: brani ben orchestrati ed articolati, l’unica pecca è che si tratta di composizioni già apparse in numerosissime altre releases. La qualità dell’artista tedesco è indubbia, ed è quello che conta più di ogni altra cosa, ma una maggiore sincerità artistica a discapito del business non guasterebbe. Segue l’austriaco Uruk-Hai, con un lungo brano di oltre venti minuti tratto da uno dei suoi ultimi lavori, l’ottimo “War Poems”. Si tratta di una cupa dark ambient dagli accenni epici, decisamente claustrofobica. Differente senz’altro dal sound di un disco come “A Night in the Forest” ma ugualmente di alto livello. In conclusione, ecco la sorpresa del lotto: gli sconosciuti Nak’Kiga si rivelano infatti i migliori dell’intero split, nonostante l’eccellente concorrenza. Il brano proposto è un monolite da venti minuti, che ricorda da vicino il Mortiis di perle quali “Ånden Som Gjorde Opprør” e “Keiser av en Dimension Ukjent”. Ambient epica e sinfonica, arrangiata con classe e con una cifra notevole di originalità: un brano che da solo vale l’acquisto del cd, anche per chi sia già in possesso degli altri brani. Per i Nak’Kiga è facile prevedere un futuro ai vertici del genere, ne sono certo. Onore quindi alla Old Temple, che in meno di un’ora di musica ha condensato il meglio della scena ambient / black metal odierna. Da avere.