“Na Beiste Bho’n Talamh” è il secondo full length per gli inglesi Artisian e segue di due anni il precedente “Lament For The Eternal Frost”, uscito sotto l’egida della Copro Records appunto nel 2005. Il terzetto britannico non ha variato di molto la propria proposta e continua a martellarci le orecchie a suon di black-death-grind selvaggio e distruttivo, anche se questa volta la componente industrial-noise appare leggermente più sviluppata rispetto al primo lavoro. I pezzi sono tutti piuttosto brevi, schegge impazzite caratterizzate da un riffing spezzato e primordiale che, tuttavia, solo in alcuni casi riesce ad essere realmente incisivo e pungente. Le influenze black, più evidenti in alcune songs ed invece totalmente assenti in altre, pescano soprattutto dagli esordi ottantiani del genere ed il loro marciume è ulteriormente amplificato da una registrazione ultragrezza e da suoni decisamente minimali. Non mancano svariati riferimenti al grind tout court dei primissimi Napalm Death o al death di Deicide e Suffocation, specie nei passaggi più brutali o in quelli rallentati, ma gli Artisian sono sostanzialmente accostabili, fatte le debite proporzioni, agli Impaled Nazarene di “Tol Corpt Norz Norz Norz” e “Ugra-Karma” o, per non scomodare un nome tanto importante, ai nostrani Throne Of Molok. Nonostante la violenza sprigionata, questo album mette in mostra molti diversi limiti che vanno dalla scarsa ispirazione del songwriting, all’eccessiva ripetitività delle soluzioni adottate, alla carente espressività del cantato, all’assoluta mancanza di originalità. Una prova interlocutoria per una band probabilmente destinata a rimanere relegata tra le fila dei gregari. Consigliato soltanto ai sostenitori più accesi del genere.
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