Trasformazione. Evoluzione. Il cammino dei nostrani Tronus Abyss è stato quanto mai peculiare. I torinesi sono infatti partiti con un folk black metal a tinte medievali per finire nel dark ambient alla Death In June nel precedente album “Kampf”(2003) ed ora con l’ultimo capolavoro qui recensito fanno un piccolo passo indietro recuperando alcune caratteristiche prettamente metal, e un grosso passo in avanti perfezionando la componente ambient e sinfonica. Se “Kampf” è stato il primo passo, un poco affrettato forse, di una metamorfosi atta ad allontanare i Tronus Abyss dal metal propriamente detto, “Vuoto Spazio Trionfo” ne è il completamento. Qualcuno potrebbe obiettare che i Tronus Abyss centrano poco col black metal e come ho già detto col metal in generale, ma non è raro vedere gruppi che dal black si spostano progressivamente su altri lidi. Certo, qui la distanza è totale e l’ascoltatore medio potrebbe avere difficoltà all’inizio ad apprezzare il lavoro dei nostri. Il disco è lungo ed articolato in numerose tracce (13) che si vanno fondendo l’una con l’altra fino a creare un qualcosa di indivisibile. La musica si trasforma in sogno, in una visione che si insinua dentro di noi e che finiremo irrimediabilmente per amare. Nulla è lasciato al caso a livello compositivo e soprattutto sonoro, numerosi sono gli strumenti utilizzati, i campionamenti, le voci; sembra di ascoltare una colonna sonora in alcuni punti, per la lentezza con la quale la musica cresce poi si smorza poi ci avvolge nuovamente. Difficile menzionare una traccia in particolare, ma la cover di Lucio Battisti (“Il Mio Canto Libero”) è assolutamente geniale, nulla da aggiungere. I testi sono complessi e se in “Kampf” erano simili a schegge impazzite qui appaiono più ragionati, a volte addirittura poetici: “ho visto scorrere i fiumi di porpora, che ci conducono sul cammino del cinabro, dove le capre ancora vanno, verso gli alti cieli del mio abisso”. Il giudizio finale è irrilevante, qualsiasi appassionato di musica in generale potrebbe giudicarlo un capolavoro o un esperimento. Visto che dovrei restare sempre in ambito metal qui siamo ai confini con il dark ambient e di metal troviamo solo vaghe reminiscenze. È solo per questo motivo che mi vedo costretto ad abbassare la mia valutazione. Surreali.
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