I White Death debuttano ufficialmente su Werewolf Records con questo album omonimo. Ottimo black metal di stampo finlandese. Altro da dire? In questo caso sì, decisamente. Lo stile è già sentito e risentito, classici riff black alternati ad ottime melodie, vocals abrasive e squillanti, canzoni equamente suddivise tra blast beats e mid tempos; insomma tutto quello a cui ci hanno abituato i vari Satanic Warmaster, Horma, Sargeist e simili. Si potrebbe obiettare che l’album aggiunge poco alla sempre florida scena finlandese, eppure non è così. La media qualitativa delle canzoni presenti è alta, il riffing fresco e melodico, gli inserimenti sinfonici sempre al punto giusto in modo da non rovinare il mood black, questi ed altri elementi rendono il cd godibilissimo e la sua durata (35 minuti) spinge l’ascoltatore a premere nuovamente il tasto play. Passando alle singole tracce, il disco parte forte con le prime tre tracce (stupenda la prima “Born From Unholy Fire”), per poi rallentare parzialmente con la quarta “Goat Emperor” e ripartire con la seguente “Warpath”. La traccia numero sei (“Cunt”) si distingue dalle sopracitate per un piccolo esperimento, per così dire: la linea vocale viene infatti ripetuta come un mantra fino all’esaurimento e si dimostra una scelta quanto mai azzeccata. Unica nota debole la settima “Commandant”, buon riempitivo, ma è con l’ultima “White Death’s Power” che si raggiunge l’apice del disco. Intro di chitarra acustico e poi ingresso degli strumenti con un riff pagan/folk che ci segue lungo tutto il pezzo, si tratta della canzone più melodica dell’album e anche della più riuscita; la voce urla disperatamente e raggiunge note molto alte, ottima l’interpretazione del singer lungo tutto il platter ma qui si supera senza dubbio; la traccia infine presenta anche un chorus di voce pulita che caratterizza ulteriormente il pezzo. Che dire di questi White Death? Per trattarsi di un debutto la qualità è notevole, le canzoni sono scritte benissimo e per chi mastica black metal il divertimento è assicurato. Se vogliono lasciare il segno in futuro dovranno avere il coraggio di osare di più e definire meglio il proprio sound. Il mix di black, sinfonia e sprazzi pagan/folk funziona e la mia valutazione finale vuole solo essere un modo per spronare la band a fare meglio. Ottimi!
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