Giungono alla quarta fatica sulla lunga distanza i tedeschi Grabak, band forse poco nota, ma da sempre portavoce di un buon black metal veloce, tecnico, avvolgente e infernale, sulla scia della migliore scuola svedese. Ed infatti si colgono quasi immediatamente i punti d’incontro tra il riffing dei nostri e quello di gruppi quali Setherial e Dark Funeral, anche se nel caso dei Grabak le melodie sono meno elaborate ed i suoni più sinistri, nervosi e vagamente thrasheggianti, in linea con quanto proposto ad esempio dai primi Enthroned. Ed è proprio l’attuale singer del combo belga, Nornagest, a fare la sua comparsa in veste di ospite alla voce in alcune tracce, accompagnando, con il suo screaming bestiale, il cantato freddo e tagliente di Jan Klepel. Sicuramente particolare, e a mio avviso anche vincente, la scelta della band di utilizzare ben due bassi, per creare un muro sonoro di devastante intensità, sottolineando la potenza della sezione ritmica e mettendo in evidenza uno strumento troppo spesso a torto trascurato in ambito black. Grazie ad una produzione cristallina e decisamente heavy e ad alcune soluzioni chitarristiche piuttosto indovinate, pezzi come “Homo Diabolus”, “Code666: Blasphemie” e “Strigoi” sono delle autentiche mazzate per ferocia e furia esecutiva. Ai Grabak va anche riconosciuta la capacità di diversificare la propria proposta quel tanto che basta per evitare di cadere nella ripetitività, sempre in agguato visto il genere proposto. Un album valido per una band che merita certamente maggiore visibilità.
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