“Demonology” è il demo d’esordio – limitato a cinquanta copie numerate a mano – della one man band Malpas, progetto solista di Vlad, storico bassista degli Opera IX, dai quali è uscito di recente. Il nostro mantiene intatto a livello lirico l’afflato esoterico e l’alone occulto della sua ex band ma vira verso territori musicali molto distanti, creando un impasto sonoro definito come “fucking apocalyptic black metal”. Si tratta in sostanza di un black metal gelido e caotico, caratterizzato da un riffing tagliente e contaminato da intrusioni industriali e rumoristiche, sulla scia di gruppi come Mysticum, Diabolicum, Impure Domain o primi Aborym. Tuttavia, a differenza che nei gruppi citati, in Malpas la componente propriamente “elettronico/futuristica” non è affatto preponderante, nonostante le tastiere siano ben presenti ed anzi siano fondamentali nel disegnare scenari post apocalittici e nel conferire alle composizioni un’atmosfera morbosa e demoniaca. Infatti, pur mettendo in mostra un certo piglio sperimentale, il songwriting resta comunque saldamente radicato nella tradizione. Laddove i tappeti di synth esaltano il feeling “meccanico” di alcuni passaggi e gli intrecci chitarristici si fanno particolarmente affilati e ficcanti, si ascoltano gli episodi migliori del lavoro, ed è il caso delle centrali “The Serpent Of Knowledge” e “Season Of The Witch”, graziate anche da un cantato acido, compatte e ben rappresentative degli intenti di questo solo project. Musicalmente interessante – pur non mantenendosi sempre a livelli qualitativi superbi – “Demonology” vede però buona parte del suo impatto irrimediabilmente diminuita da una produzione non all’altezza, troppo soffocata e poco potente per questo genere di sonorità. È però un peccato veniale, che chi mastica underground con continuità potrà tranquillamente perdonare. Vedremo se in futuro Malpas ci proporrà qualcosa di nuovo (in effetti il progetto non è molto produttivo: pur essendo formalmente in vita dal 1995 ha all’attivo soltanto quest’opera); per ora godiamoci questa manciata di canzoni in bilico tra ortodossia e modernità.
