Seconda fatica in studio per gli Hacavitz, band messicana che vede (o vedeva, stando ai più recenti cambi di line up) tra le proprie fila la partecipazione di almeno due membri degli Impiety. I nostri, formatisi nel 2003, avevano esordito, sempre sotto l’egida della Moribund Records, nel 2005 con l’album “Venganza”, un platter abbastanza convincente nel quale l’elemento death era decisamente in primo piano. In questo nuovo “Katun” sono invece le sonorità minimali e taglienti tipiche del black metal ad essere predominanti, anche se non manca una buona dose di brutalità e violenza cieca, come da tradizione per la scuola centro e sudamericana. Non ci troviamo però di fronte ad un prodotto sulla scia di gruppi quali Morbosidad, Horncrowned e compagnia, perché nel caso degli Hacavitz il riffing è di chiara matrice nordica e tende a creare atmosfere fredde e lugubri che stonano non poco con le tematiche trattate nei testi ed il concept del disco, peraltro abbozzato in modo piuttosto superficiale, incentrato sulla mitologia atzeca e sugli oscuri riti demoniaci dell’epoca precolombiana. La produzione, dai suoni eccessivamente cupi e profondi, finisce per soffocare anziché esaltare la violenza esecutiva del gruppo, che non riesce ad esprimere in maniera pienamente convincente tutta la propria rabbia distruttiva, come invece era avvenuto in occasione del primo lavoro. Oltre alla registrazione non particolarmente azzeccata, questa release denota anche una certa staticità compositiva di fondo ed alcuni evidenti cali di tensione e di ispirazione, che le permettono di raggiungere soltanto una risicata sufficienza. Per chi si accontenta…
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