Quarto album per i cechi Silva Nigra, combo che si è ormai ritagliato con dedizione e a suon di buone uscite il proprio spazio nel panorama underground esteuropeo e non solo. I nostri sono fautori fin dal demo d’esordio, “Armageddon”, risalente al 2001, di un black metal decisamente tradizionale, ispirato al sound norvegese della prima metà degli anni novanta e a maestri quali primi Darkthrone e Gorgoroth o i Carpathian Forest di “Through Chasm, Caves And Titan Woods”. Il discorso non cambia in questo “Epocha”, album valido, composto da canzoni di qualità, impreziosite anche da un certo qual tocco melodico sinistro e oscuro, che è una caratteristica peculiare di quella che possiamo ormai definire la scuola dell’Est. Peccato che si sia un po’ perso quell’alone sciamanico e misterico che caratterizzava il precedente lavoro in studio, quel “Cerný Kult” che rivelò il gruppo a buona parte dell’audience estrema. I pezzi sono comunque ottimamente strutturati, classici e prevedibili quanto si vuole, ma in ogni caso piacevoli all’ascolto per ogni cultore del black metal old style, che non potrà restare indifferente alle sferzate gelide dell’opener “Tok” e al riffing tagliente della nerissima title track, forse l’episodio migliore del lotto. La produzione ruvida e il suono zanzaroso e alto delle chitarre completano il quadro di un disco raw e marcio fino all’osso. Repubblica Ceca, Polonia, Ucraina e gli altri paesi dell’Est sono diventati da qualche tempo la roccaforte di un certo modo di intendere e suonare il black metal, per alcuni superato, ma ancora dotato di quell’aura maligna e primitiva e di quella purezza e dedizione che avevano acceso la scintilla originaria. Se il risultato sono gruppi del calibro di Inferno, Arkona e, appunto, Silva Nigra, non abbiamo davvero di che lamentarci…
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