True Black Metal in pieno stile norvegese dalla… Grecia! Avete capito bene, questi Naer Mataron, giunti con “Discipline Manifesto” al quarto lavoro sulla lunga distanza, vengono proprio dalla terra che ha dato i natali a bands quali Rotting Christ e Necromantia. Ma, si sa, il black metal non dipende più dalla terra di provenienza, e così il gruppo di Morpheas e compagni, abbandonate le influenze pagan delle origini, volge lo sguardo al gruppo black per antonomasia, ovvero i Darkthrone. Per l’occasione gli ellenici sono andati a registrare ad Oslo e si sono avvalsi di guest quali Vicotnik (Ved Buens Ende, Dodheimsgard, Carl-Michael (Ved Buens Ende, Aura Noir) e Apollyon (Aura Noir, Lamented Souls). Il risultato? Un album davvero notevole, pur nella sua canonicità. L’iniziale “Extreme Unction” (un titolo, un programma) mette in evidenza l’intento del gruppo di far male con riffs che rimandano ai citati Darkthrone, specie quelli di “Transylvanian Hunger”: la differenza rispetto ai norvegesi sta soprattutto nel succedersi di molti riff e cambi di tempo. Nella seconda “Blessing of Sin” si fa invece sentire chiara l’influenza, nella parte centrale, dei Gorgoroth della song “Possessed (By Satan)”. A mio avviso abbastanza inutile è “For The New Man”, brano rumoristico ad opera di Nordvargr (Mz 412, Forgotten Tomb), non brutto, ma a mio avviso decisamente fuori contesto. La successiva “Arrival of the Caesar” è, al contrario, uno dei pezzi migliori di tutto il disco, così come la seguente “Blast Furnace”, con delle voci pulite da brivido. Più canoniche, ma non meno valide, “The Day is Breaking” e “The Last Loyal”. I toni si alzano nuovamente con “Land of Dreams”, song che vede alla voce Carl-Michael. Chi ricorda i Ved Buens Ende (e non credo, purtroppo, che siano in molti) saprà bene di cosa è capace questo tizio: una voce pulita e malata allo stesso tempo. Chiude “Last Man Against Time”, altro brano sotto la pesante influenza norvegese. La produzione non è grezzissima, ed è meglio così in questo caso. Il gruppo non suona raw e una produzione del genere avrebbe corso il rischio di rovinare il risultato finale. Un plauso anche al booklet, con dipinti di Acherontia Atropos, tutti molto suggestivi ed adatti all’atmosfera del disco. In definitiva, un lavoro ottimo sotto tutti i punti di vista, che porterà, mi auguro, la dovuta consacrazione per un gruppo fin’ora a torto considerato minore.
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