Split per due realtà, nonostante alcuni titoli, americane, accomunate da due elementi (in pratica, cambia solo il batterista). Due realtà che non aggiungono nulla a quanto detto da centinaia di altre band in ambito black metal, ma, tutto sommato, gradevoli da ascoltare. Una voce narrata, che ricorda molto da vicino quella iniziale della colonna sonora di “Conan Il Barbaro”, ci introduce alla proposta dei Grom, trio fautore di un black metal influenzato, tanto per non cambiare, dai Darkthrone, “Ethereal Woods/Harvest Man” su tutte. Ma in questa stessa canzone, nella parte iniziale, compare un flauto, cosa, questa, già più inusuale. Frequenti anche le incursioni nel thrash più marcio, per un risultato finale che, in qualche maniera, cerca di essere minimamente originale. Ma se si vuole parlare di guerra et similia, bisogna impegnarsi di più. Con i Wulfgravf le cose vanno leggermente meglio. Sia chiaro,anche qui niente di assolutamente imperdibile, ma questo trio riesce a staccarsi dall’ombra dei norvegesi per lasciarsi andare a canzoni influenzate dai Graveland dell’epoca di mezzo, quelli di “Carpathian Wolves” per intenderci, in cui il distacco dal black degli esordi non era ancora stato compiuto. Qui si può fare lo stesso discorso dei polacchi. I Wulfgravf alternano parti black e incursioni nell’epico, e, fossi in loro, punterei in questa direzione, perché riescono ad essere anche abbastanza efficaci. Tra le loro quattro songs, la migliore è senza dubbio “Fullmoon Syndacate” ,in cui innesti di violino rendono le atmosfere più malate. In definitiva, due gruppi dalle potenzialità da sviluppare, che in futuro potrebbero regalarci qualche bella sorpresa. Un plauso per la cover,veramente notevole.
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