Un gracchiare di corvi ci introduce alla seconda fatica dei rinati Graven, dopo il debut “Perished And Forgotten” del 2002. Dopo tale album il gruppo si era sciolto, dando origine a Vargsang, prima chitarrista e cantante del gruppo in esame. Evidentemente Vronth, batterista e altra mente della band, non c’è stato a mettere la parola fine ai Graven, e così, nel 2005, ha rimesso in piedi il gruppo, aggiungendo Zingultus alla voce e Mardar a chitarra e basso, e nell’arco di tre mesi ha registrato il disco, uscendo sul mercato quasi contemporaneamente al secondo album dell’ex compagno. Rispetto al debut non c’è stato nessuno stravolgimento di stile, registrazione o altro: raw black metal sulla scia dei Darkthrone di “Under A Funeral Moon”, con una spruzzata di “Transylvanian Hunger”. Più classici di così muore! Per cui, nessuna trovata originale, ma solo colate di odio nere come la pece condensate in poco meno di quaranta minuti. A differenza del debut, qui non ho trovato nessuna caduta di tono nelle varie song, né all’interno delle stesse. I riff si succedono in maniera logica, al fine di creare otto tracce che non annoiano né si dimenticano tanto in fretta, come invece accade a tanti gruppi che suonano questo genere soltanto perché di “moda”. Nei Graven si sente che la musica nasce dalla più nera profondità dell’anima e non dal portafogli. Tra le canzoni spiccano “Horde Of Wolves”, la più darkthroniana di tutte,”The Presence Of Death”, un’autentica mazzata,e la title-track, cadenzata e foriera di mortifere profezie. Tutto è come deve essere, chitarre zanzarose ,voce demoniaca, registrazione grezza: insomma raw black metal nella sua più nera essenza. Ed è questo ciò che amo ascoltare, e tanti saluti ai sostenitori dell’originalità e/o della tecnica a tutti i costi. Quando ci si trova ad ascoltare un album ben fatto come questo tutto il resto passa in secondo piano, per quanto mi riguarda. I veri seguaci del black più grezzo ed underground non se lo lascino sfuggire!
