Split per quattro emergenti realtà estoni. I risultati, in casi del genere, non sempre sono uniformi. Andando con ordine, aprono le danze gli Urt, gruppo che mi ha fatto venire in mente, con le dovute proporzioni, i vecchi Mayhem (gli unici, per quanto mi riguarda). Tre pezzi, di cui una cover, strutturati molto bene, vari e caratterizzati da un cantato pulito declamatorio nella loro lingua madre. Più convenzionali i Devotus Regnum (e tralasciamo il latino maccheronico), che si lasciano andare a riffs fin troppo melodici per i miei gusti. A mio avviso, i peggiori del lotto. Non brutti oggettivamente, ma scontati, potranno incontrare al massimo il favore degli amanti del black sinfonico di facile ascolto. Del gruppo, però, ho apprezzato “Dream Of Death” per qualche vaga reminescenza burzumiana. I Realm of Carnivora sono costituiti da membri degli Urt, ma se ne discostano in maniera evidente. Ed è giusto così. Suonare in due gruppi uguali non ha senso. Due pezzi mid-tempos per loro, dove, soprattutto in “Katk”, si sente l’influenza dei disciolti Beherit (come abbia fatto Holocausto, poi, a diventare un dj dance, per me resta un mistero). Atmosfere cupe, ritmi rallentati ed inquietanti: un gruppo da seguire. Infinei Gas, sei pezzi per loro. Ma data la brevità di tutte le tracce, dovevano avere necessariamente più songs da presentare. Tra tutti e quattro questi sono quelli che più mi hanno soddisfatto, in quanto si avvicinano maggiormente ai miei ascolti abituali. Il gruppo propone un mix letale di Zyklon-B e Beherit. I pezzi sono vere e proprie schegge impazzite, carichi di marciume. La voce, talvolta, ha qualche cedimento, ma questo conta davvero poco. Questa band nel suo minimalismo trasuda odio. E questo solo importa. Nel complesso, un four-way split che procede tra alti e bassi, da procurarsi se si vogliono scoprire nuove realtà musicali, ma senza avere troppe pretese.
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