Disco molto lungo per Knjaz Varggoth, factotum di questa band nonché membro di ottime realtà esteuropee quali Nokturnal Mortum, Lucifugum e Aryan Terrorism. Molto lungo e opprimente in quanto costruito su un unico brano, che, all’ascolto, risulta diviso in varie parti, intervallate da inserti ambient spesso elementari e immediati. Il problema dei dischi basati su un unico pezzo è che, nella maggior parte dei casi, l’attenzione tende purtroppo a perdersi. In casi del genere, sarebbe più saggio fare un album più corto, come hanno fatto i Bergthron o gli Edge of Sanity (in altro campi). Le parti più prettamente black sembrano essere un compendio di tutto il black sinfonico degli anni novanta, Ancient su tutti. A questi si aggiunge l’influenza di Burzum del periodo “Hvis Lyset Tar Oss” e ” Filosofem”, fin quasi a sfiorare il plagio, in alcune occasioni. La voce spazia tra più tipi di screaming, in maniera convincente anche se non sempre esaltante. Le tastiere non sono sempre presenti ma quando compaiono lo fanno in maniera egregia, risultando lo strumento meglio impiegato del lavoro. I tempi sono spesso cadenzati, a creare un’atmosfera cupa, che riflette il contenuto del testo. Il disco procede spesso in maniera difficile, labirintica, fangosa. Ma a queste parti se ne affiancano altre di notevole spessore, coinvolgenti e malate. Si tratta, in definitiva, di un disco complesso da ascoltare, ma che, se siete dotati di buona volontà e mente aperta, potrebbe anche piacervi.
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