Secondo album per questa one man band tedesca, dietro la quale si cela il mastermind Nerrath, dopo l’esordio del 2005 “Jahreszeiten”, passato pressoché inosservato. La musica del nostro si propone di essere una sorta di tributo alla grandiosità e alla maestosità della Natura, con composizioni che cercano di fissare in musica la bellezza incontaminata e magica dei paesaggi del Nord, attraverso i canali espressivi del black metal e dell’ambient. Stilisticamente il progetto Horn non è molto distante dal ben più noto Vinterriket, pur senza raggiungerne le vette compositive: ad un black metal melodico e decisamente atmosferico si affiancano lunghi intermezzi di ambient minimale dall’afflato notturno e invernale. Nulla di particolarmente innovativo dunque. A ciò si aggiunga che il riffing risulta abbastanza derivativo e le parti ambient a tratti sono davvero monotone ed eccessivamente statiche, il che appesantisce non poco il lavoro trattandosi di un disco quasi interamente strumentale. Non mancano però alcuni passaggi più coinvolgenti, nei quali Nerrath riesce a tessere trame sottili ed evocative, sospese in arpeggi intrisi di soffusa malinconia. Horn è una band che deve comunque ancora crescere e trovare una propria dimensione nell’ambito di un sottogenere nel quale essere ripetitivi è un rischio che corrono perfino i migliori. Figuriamoci i gregari.
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