Confesso che attendevo questo album post reunion degli storici Limbonic Art con una buona dose di scetticismo. Il fatto che la band avesse annunciato in pompa magna il proprio ritorno sulle scene, con un comunicato stampa diramato il 06/06/06 (sigh…), le dichiarazioni di Daemon e Morpheus, le foto promozionali e quant’altro, mi avevano fatto sorgere parecchi dubbi su questo nuovo “Legacy Of Evil”, sulla qualità della musica che avrebbe proposto il duo di Sandefjord e sulle effettive motivazioni del loro come back. In effetti, anche ad un ascolto scevro da qualsiasi pregiudizio e da qualsiasi valutazione di natura extra musicale, questo lavoro dei Limbonic Art, la quinta fatica sulla lunga distanza della loro ormai ultra decennale carriera, non può che essere considerato senza mezzi termini un passo falso, e certamente l’episodio più debole e meno ispirato della loro discografia, che si era finora mantenuta su livelli qualitativi pressoché inarrivabili per la grande maggioranza dei gruppi in circolazione. “Legacy Of Evil” deluderà sia quanti rimpiangono i fasti sinfonici dell’accoppiata “Moon In The Scorpio” e “In Abhorrence Dementia”, sia quanti avevano gradito le oscure sperimentazioni dal sapore vagamente industriale dell’ultimo album pre scioglimento, “The Ultimate Death Worship” del 2002. “Legacy Of Evil” è senz’altro etichettabile come un disco di black metal sinfonico, ma le orchestrazioni tastieristiche risultano assolutamente canoniche, del tutto prive di quei guizzi di genialità che avevano reso grandissimi l’esordio della band ed il successivo “In Abhorrence Dementia”. Ho trovato abbastanza scialbo e poco ispirato anche il guitar riffing, sospeso a metà strada tra il black gelido degli inizi e qualche irritante influenza death, decisamente fuori contesto. Non si può tuttavia affermare che i pezzi contenuti in questo lavoro siano stati composti da una band di sprovveduti e questo impedisce di stroncare l’album con una votazione sotto la sufficienza; si sente che i nostri hanno esperienza e capacità tecniche da vendere e pezzi articolati e complessi come l’opener “A Cosmic Funeral Of Memories” o “Infernal Phantom Kingdom” ne sono la palese dimostrazione. Quello che manca a quest’opera è quell’alone di malignità astrale che aleggiava sui dischi del passato, così carichi di odio cosmico, quel quid pluris che li aveva resi dei capolavori. Inutile essere indulgenti: questo lavoro è formalmente ineccepibile ma (come purtroppo mi aspettavo, nonostante la bella cover che aveva acceso in me un barlume di speranza…) suonato senza cattiveria e senza passione da (ottimi) mestieranti intenti a svolgere il loro compitino senza troppe sbavature ma anche senza sussulti. Anche la produzione ha confermato l’impressione generale di avere di fronte un album sostanzialmente anonimo nella sua perfezione: pulita, precisa e potente, lontana anni luce dai suoni gracchianti e funerei, ma al contempo maestosi, che avevano caratterizzato gli esordi della band. Non sono un nostalgico per partito preso, ma questa volta sono davvero costretto a rimpiangere i bei tempi andati. I Limbonic Art hanno confezionato un bell’involucro, elegante e accattivante, ma privo di quel contenuto che tutti si attendevano da una band di tale caratura. Il tentativo di ritorno alle origini attraverso un suono moderno non ha sortito gli effetti sperati dai nostri, forse sarebbe stato consigliabile proseguire lungo il percorso di sperimentazione intrapreso con “The Ultimate Death Worship”; la band ne avrebbe sicuramente guadagnato, quanto meno in termini di credibilità. Spero che questo “Legacy Of Evil” sia soltanto un album di transizione, una sorta di rodaggio nell’attesa che il duo infernale che tanto aveva dato alla scena black nella prima metà degli anni novanta sappia ancora sorprenderci con lavori degni del proprio nome. Altrimenti dovremo rassegnarci a considerare anche i Limbonic Art nel novero delle vecchie glorie ormai definitivamente tramontate.
