Forse poco noti dalle nostre parti, i Demonic Slaughter sono una solida realtà dell’underground polacco e giungono con questo “Haunted” al non trascurabile traguardo della quinta fatica sulla lunga distanza, dimostrando una volta di più il buon stato di forma della scena estrema dell’Europa orientale. I nostri propongono un “grim and raw black metal” di stampo molto tradizionale e con un piglio che è quanto di più classico e ortodosso si possa immaginare. Ed in effetti la recensione potrebbe anche terminare qui perché i Demonic Slaughter restano fedeli ad un trademark che nessun ascoltatore potrebbe ignorare, ponendosi nella scia di diversi altri gruppi della loro area geografica dediti alle medesime sonorità, quali Arkona, Silva Nigra e Inferno. Vecchi Darkthrone, Gorgoroth e soprattutto Mayhem vengono a più riprese chiamati in causa, anche per una certa propensione del singer (nonché polistrumentista) Xaos Oblivion a riproporre il cantato folle e sghembo di Attila Csihar, che resta comunque inimitabile. All’assalto frontale la band predilige decisamente i mid tempos costruiti su linee melodiche semplici e sinistre e carichi di atmosfere sulfuree: particolarmente rappresentative sotto questo profilo sono le mortifere “Madness And Astral Emanations” e “Zalobna Procesja (Mournful Procession)”, sicuramente gli episodi migliori del lotto, grazie al loro incedere paludoso e notturno da marcia funebre. Pur difettando in originalità, i nostri riescono comunque a conferire alla propria musica un feeling gelido e macabro e a donare al proprio sound quell’aura maligna e primitiva che contraddistingueva il metallo nero scandinavo dei primi anni novanta. L’immobilismo stilistico non è certo un problema e se vi è una pecca in questo lavoro è forse l’eccessiva somiglianza tra i pezzi, che seguono in sostanza tutti lo stesso canovaccio. Si tratta tuttavia di impressioni personali che poco scalfiscono il buon valore complessivo di un disco onesto, genuino e suonato con dedizione.
